I genitori di Giulio Regeni a Genova: fiducia nella legge ma senso di abbandono
Udine – I genitori di Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello (Ud) trovato morto il 3 febbraio 2016 in Egitto dopo giorni di torture, hanno partecipato il 20 marzo ad un dibattito sulla difesa dei diritti internazionali organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Genova.
“Ho fiducia nella legge, negli avvocati bravi e nella stampa buona e abbiamo tanta solidarietà dai social. Ci aspettavamo di più da chi ci governa: dal 14 agosto quando il premier Gentiloni ci ha annunciato che l’ambasciatore tornava in Egitto, siamo stati abbandonati” ha detto la mamma, Paola Regeni, nel corso dell’incontro.
“Siamo decisi ad andare avanti anche a piccoli passi” ha aggiunto il padre Claudio. “Combattiamo per Giulio ma anche per tutti quelli che possono trovarsi in situazioni simili a quelle che lui ha vissuto” ha sottolineato.
L’avvocato difensore della famiglia Alessandra Ballerini ha ricostruito i depistaggi e la vicenda: “il corpo di Giulio parla da solo e si difende da solo. Siamo arrivati a nove nomi delle forze di polizia implicati”
A fare scalpore durante il dibattito a Genova è stata soprattutto la pesante accusa del pubblico ministero Enrico Zucca, ora sostituto procuratore presso la corte d’Appello e tra i magistrati del processo Diaz, che ha accostato i fatti del G8 2001 di Genova alla vicenda Regeni.
“Chi coprì i torturatori è ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro? – ha detto Zucca al convegno. – L’11 settembre 2001 e il G8 hanno segnato una “rottura” nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper fare per vicende meno drammatiche”.