Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne: investire su collaborazione e educazione

FVG – Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.

Nel testo si legge che viene considerata violenza contro le donne “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata”.

Violenze in aumento

Le iniziative in occasione della ricorrenza sono di anno in anno sempre più numerose. Tuttavia, il fenomeno della violenza contro le donne non dà cenni di diminuzione.

Nel 2023, sono state uccise oltre 100 donne in Italia, di cui 82 in contesti familiari o affettivi. Di queste, 53 vittime sono state uccise da un partner o ex partner.

Negli ultimi dieci anni, i maltrattamenti hanno visto un aumento del 105%, mentre gli atti persecutori sono aumentati del 48%. Anche le violenze sessuali hanno registrato un incremento del 40% dal 2013 al 2022.

I contesti in cui cresce la violenza

La violenza domestica è influenzata da una serie di fattori sia personali che sociali: fragilità psichica, abuso di sostanze come alcol e droga, precarietà delle condizioni economiche, le diseguaglianze, dinamiche familiari disfunzionali, isolamento sociale. Situazioni economiche precarie possono generare insicurezza e stress, portando a conflitti all’interno delle famiglie ed aumentando così il rischio di violenza.

Si tratta fenomeni in crescita e spesso interconnessi tra loro, che concorrono a creare un contesto di contrapposizione sia a livello delle relazioni sociali che politiche à e geopolitiche. Non solo quindi dissidi tra uomini e donne ma anche tra gruppi di persone portatrici di istanze diverse: giovani e anziani, eterosessuali e LGBTQ+, opposte tifoserie e maggioranza e opposizione in ambito politico. La violenza è la tragica conseguenza di tali squilibri.

In tale situazione anche i fattori culturali hanno il loro peso: Stereotipi di genere rigidi e la percezione della mascolinità come dominanza possono alimentare la violenza. La convinzione che gli uomini debbano esercitare controllo sulle donne è ancora diffusa in molte culture.

Da qui tuttavia a tracciare un collegamento diretto tra violenza e immigrazione – come è stato fatto recentemente da un ministro dell’istruzione – il salto è più che azzardato. I contesti di violenza sono del tutto trasversali, come testimoniano purtroppo i più recenti fatti di cronaca.

Guardare avanti

La Giornata è l’occasione non solo per rinnovare la solidarietà alle vittime e alle loro famiglie, ma anche per promuovere un tipo di educazione che sviluppi la collaborazione e non la competizione, L’apprezzamento della diversità e non la segregazione, la parità di genere e non la guerra dei sessi.

In tal senso si è espressa l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica), storica associazione attiva nel campo dei diritti riproduttivi: “L’educazione sessuale e affettiva nei programmi scolastici – scrive AIED – è cruciale per sviluppare la consapevolezza e il rispetto di sé e degli altri, essenziali per prevenire e contrastare la violenza di genere. Consente ai giovani di comprendere meglio i propri diritti e responsabilità, facilitando un atteggiamento di rispetto e parità che è fondamentale per costruire relazioni sane e consensuali”.

Purtroppo l’Italia, rileva ancora AIED, non è allineata con gli standard internazionali, come quelli promossi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che riconoscono l’educazione sessuale come un diritto umano fondamentale e un pilastro per la salute e il benessere generale. La mancanza di una politica educativa coerente e universale su questi temi non solo impedisce ai giovani di accedere a informazioni vitali ma perpetua una cultura di malinteso e stigma che può condurre a discriminazione e violenza”.

Buone pratiche in Friuli Venezia Giulia

In Friuli Venezia Giulia ci sono diversi esempi di collaborazione costruttiva tra uomini e donne e non solo. È il caso di evidenziare la recente approvazione della proposta di legge che rinnova la Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna.

Le consigliere e i consiglieri di maggioranza ed opposizione hanno votato a favore ed all’unanimità. il testo firmato da tutte le consigliere regionali.

La proposta di legge 30 vedeva infatti la leghista Lucia Buna come prima firmataria, con il sostegno della collega di partito Maddalena Spagnolo e l’altrettanto convinta adesione delle esponenti di centrosinistra Manuela Celotti e Laura Fasiolo (Pd), Simona Liguori e Giulia Massolino (Patto per l’autonomia-Civica Fvg), Rosaria Capozzi del M5S e Serena Pellegrino di Avs.

Tanta compattezza ha accelerato l’iter della proposta di legge al punto che l’esame dell’articolato si è concluso in pochi minuti, dopo l’approvazione di alcuni emendamenti semplificativi proposti da Buna e Pellegrino.

Altri progetti

Tra gli altri progetti, quello dell’associazione GOAP – Gruppo operatrici antiviolenza e progetti – “Promuovere il cambiamento”, che si concentra sull’intervento con uomini maltrattanti per prevenire la violenza domestica. Questo progetto è stato sviluppato in collaborazione con esperti internazionali e ha come obiettivo la creazione di gruppi di supporto per uomini che hanno comportamenti violenti.

Infine un territorio ancora da esplorare in cui si stanno facendo i primi progressi: la medicina di genere. Un evento significativo si è tenuto a Pordenone, dove si è discusso dell’importanza della medicina di genere. Questo incontro ha visto la partecipazione di esperti che hanno sottolineato come le differenze biologiche e socioculturali influenzino la salute e l’accesso alle cure, promuovendo un approccio equo nella sanità.

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