Ferriera di Trieste: riconversione comporterà esuberi di personale. Referendum tra i dipendenti
Trieste – Prosegue lo sviluppo del nuovo piano industriale dell’impianto siderurgico della Ferriera di Servola, che sarà incentrato sulla riconversione dell’area a caldo e sulla decarbonizzazione del sito produttivo.
La riconversione continuerà il percorso di rilancio del sito siderurgico avviato da Arvedi nel 2014, che prevede il potenziamento sia dell’area a freddo, con le linee di zincatura e verniciatura, che delle attività logistiche.
Nel piano è prevista inoltre una trasformazione della centrale elettrica, la cui turbina ad alto rendimento verrà alimentata con gas da fonte rinnovabile e sarà funzionale anche alle attività di capacity market gestite da Terna.
Le attività prospettate dall’azienda comporteranno circa 230 milioni di investimenti, in parte autofinanziati da Arvedi e in parte rientranti nell’ambito di un nuovo Accordo di programma tra l’azienda e le istituzioni nazionali e locali.
Nell’ultima riunione del 2019, svoltasi il 23 dicembre al Ministero dello Sviluppo economico, è stato siglato un accordo per la gestione degli esuberi di personale che soddisfa tutte le sigle industriali ad eccezione della Fiom, che contrasta la chiusura dell’area a caldo.
“La Fiom Cgil ritiene non esistano le condizioni per sottoscrivere un’ipotesi di accordo sindacale”, propedeutico alla firma dell’Accordo di programma che prevede la chiusura dell’area a caldo della Ferriera di Servola (Trieste). Lo scrive in una nota il segretario nazionale, Gianni Venturi, il giorno dopo il lungo incontro che si è tenuto al Mise cui erano presenti tutte le sigle sindacali e la proprietà.
L’ipotesi di accordo sindacale, ricorda Venturi, ricalca sostanzialmente il piano industriale presentato da Arvedi lo scorso 20 novembre, confermandone le scelte fondamentali e “non può garantire la certezza della continuità occupazionale di tutti gli attuali addetti”.
Si tratta, sostiene, “di apprezzabili dichiarazioni di intenti insufficienti, nella nostra valutazione, a determinare un profilo condivisibile di ipotesi di accordo vincolante e esigibile”. Adesso, “la parola alle assemblee e al referendum dei lavoratori il cui esito sarà, come sempre, vincolante anche per la Fiom Cgil”. Il referendum tra gli operai si svolgerà entro breve mentre l’8 gennaio è previsto un tavolo finale con il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli.
Secondo il cronoprogramma concordato, le operazioni di spegnimento degli impianti dell’area a caldo sono previste a partire dal primo febbraio 2020.
Nel tavolo del 23 dicembre il gruppo Arvedi ha confermato l’impegno per la salvaguardia, definita “ragionevole”, dei livelli occupazionali: nelle attività dell’area a freddo saranno interessati 198 lavoratori, che verranno formati e riqualificati; 40 dipendenti saranno impegnati delle attività di bonifica e smantellamento dell’area a caldo.
A 66 lavoratori verrà offerta la possibilità di essere trasferiti in altre sedi del gruppo Arvedi, per altri 60 saranno attivate le procedure per favorire l’uscita volontaria. Il ricorso alla cassa integrazione verrà richiesto per un periodo massimo di 24 mesi.