Federazione Cacciatori, Enalcaccia e Arcicaccia vicini ai parenti della donna morta a Basovizza
Trieste – La Federazione Cacciatori del Friuli Venezia Giulia, l’Enalcaccia, l’Arcicaccia e tutti i loro associati sono vicini alla famiglia, ai parenti ed amici della signora Denise per il tragico evento di cui è stata vittima a Basovizza (Trieste).
Purtroppo – scrivono le associazioni – è accaduto un fatto drammatico che lascia costernato l’intero mondo venatorio.
“Siamo consapevoli che la nostra è un’attività che ha in sé insiti elementi di pericolosità e che richiede a tutti i praticanti, adeguata formazione, diligenza, prudenza, consapevolezza e tanto buon senso ma purtroppo, alle volte, tutto questo non basta.
È indiscutibile però che negli anni il movimento dei cacciatori ha dato grandi segnali di maturità in termini di sicurezza se si pensa che il numero degli incidenti e soprattutto quelli con eventi luttuosi sono drasticamente diminuiti.
In Friuli Venezia Giulia, prima di ieri, l’ultimo accadimento si è avuto nel lontano 2007.
Anche i dati nazionali del 2023 hanno confermato il graduale calo dei decessi e feriti durante l’attività venatoria passando da 18 nel 2017, a 15 nel 2019, a 13 nel 2021, a 11 nel 2022, a 8 nel 2023 (di cui 5 vittime causate da altri cacciatori e 3 dovute a colpi di fucile della propria arma o per cadute o altro).
Analogamente, anche il numero di feriti è passato da 63 nel 2017, a 60 nel 2019, a 54 nel 2021, a 53 nel 2022 e nel 2023.
Da segnalare il fatto che per il quinto anno consecutivo nessun decesso si è verificato fra i non cacciatori.
Anche su base stagionale il numero di incidenti è in calo: nel periodo che va dal 1° settembre 2023 al 31 gennaio 2024 gli incidenti sono stati 55, un numero inferiore rispetto alla stagione precedente quando se ne erano registrati 62.
I dati sopra citati sono stati certificati da una ricerca condotta dall’Università di Urbino che ha concluso come nel confronto con altre attività sportive e ricreative all’aperto, la caccia non risulta in effetti fra le più pericolose. Basti pensare a pratiche come l’escursionismo (133 morti e 111 feriti nel 2019, per lo più dovuti a cadute in dirupi e burroni), balneazione (84 morti e 12 feriti escludendo i malori), gli sport invernali (36 morti e 50 feriti) o l’alpinismo e le arrampicate (21 vittime), fino agli sport estremi tra i quali il parapendio e base jumping (22 morti e 53 feriti nel 2019) » (Università di Urbino)
La caccia è definita giuridicamente « attività pericolosa » ex art 2050 cc come lo sono diverse altre quali la guida dei veicoli, la gestione di un maneggio o la produzione di farmaci. L’attività venatoria viene esercitata da migliaia di persone in un ristretto arco temporale, cosicché il numero di occasioni «di teorico pericolo» sono innumerevoli; ciò nonostante l’esame di alcuni elementi fattuali consente di concludere come rispetto ad altre categorie di operatori di attività pericolose il mondo venatorio è tra i più diligenti e prudenti”.