“Egon e Jim” in scena al Bobbio per la regia di Gattorno
Trieste – “Egon e Jim”, con la nuova regia di Daniela Gattorno, va in scena venerdì 2 marzo alle ore 20.30 al Teatro Bobbio.
Lo spettacolo, già andato in scena diverse volte, è oggi presentato in una nuova messa in scena per la regia di Daniela Gattorno. «Abbiamo debuttato con questa versione inedita – racconta Daniela – la scorsa primavera al Teatro Faraggiana di Novara, città di nascita del professor Crivelli. In questa mia versione ho cercato di dare maggiore risalto al contesto ambientale e sociale triestino dell’epoca., così da evocare le atmosfere così speciali, che rendono Trieste unica nel panorama nazionale.» Nel cast Francesco Godina, Enza De Rose Giacomo Segulia e Valentino Pagliei.
Egon Schiele e James Joyce, due grandi artisti, figure controverse del loro tempo, s’incontrano nello spettacolo “Egon e Jim” e nell’immaginario del noto Renzo Crivelli, esperto di Joyce sul Molo San Carlo – oggi Audace – a Trieste davanti a un cavalletto, quasi per caso; un colloquio che darà inizio ad una profonda amicizia. Con Francesco Godina (Jim) – Enza De Rose (Wally) – Giacomo Segulia (Egon) e Valentino Pagliei al Contrabbasso. Regia di Daniela Gattorno
“Egon e Jim”, vede Schiele, dopo un periodo di prigionia per aver sedotto una quattordicenne e per via delle sue opere ritrovate nell’abitazione di Neulengbach in Austria e considerate scandalose dal giudice chiamato in causa, ritornare a Trieste dopo esservi già stato con la sorella anni prima. A quel tempo James Joyce, già autore di “Gente di Dublino” ma impegnato con la censura irlandese che ne voleva impedire la pubblicazione, soggiornava a Trieste sentendosi più che a suo agio lontano da Dublino, dalla quale gli arrivano solo commenti negativi per i suoi scritti, considerati anch’essi immorali.
Accomunati dunque dall’amore per le donne, soprattutto giovani, alle quali affidano come delle muse la loro ispirazione, e scontrandosi con resistenze e incomprensioni da parte della società del loro tempo, stabiliscono un’amicizia incentrata sull’arte affrontando il tema del rapporto tra essa e la pornografia, una questione senza tempo. Sullo sfondo della vicenda il piroscafo Carpathia in partenza per New York: il simbolo della tragedia incombente.
In una lettera al pittore Anton Peschka, datata Trieste 14 maggio 1912, Schiele, che sta soggiornando presso l’Excelsior Palace Hotel, osserva il mare e nota proprio il Carpathia. La nave, che ha appena salvato i superstiti del “Titanic”, è l’immagine della società che “balla sul ponte” mentre si avvicina il naufragio del conflitto mondiale.
Il testo del prof. Crivelli sottolinea come i due artisti si siano “riconosciuti come maestri nel cavalcare burrasche (…) navigatori infiniti anche se nel breve spazio degli sguardi”, entrambi in grado di superare il consueto, verso l’essenza delle cose, capaci di trasformarla in arte “così avanti nel vedere le pieghe sconosciute della mente. L’istinto che seduce ma anche quello che corrompe il corpo, quando sceglie, invece dell’amore, l’oscenità della guerra.”
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