È morto nella notte lo scrittore Pino Roveredo. Aveva raccontato il dramma delle dipendenze

Trieste – È morto nella notte lo scrittore Pino Roveredo. Era nato nel 1954 a Duino-Aurisina (Trieste). Era malato da tempo, ma nell’ultimo mese le sue condizioni erano peggiorate rapidamente. Era ricoverato da alcuni giorni nell’Hospice della Pineta del Carso ad Aurisina.

La sua infanzia era stata segnata da gravi problemi familiari e sociali. Aveva affrontato difficili situazioni legate all’alcolismo e nel suo romanzo d’esordio “Capriole in salita” (1996) aveva raccontato le cadute e le ricadute sue e di altri compagni di bevute.

Il romanzo ottenne un notevole successo a livello nazionale anche in seguito alla sua partecipazione ai talk-show di Maurizio Costanzo.

Nel 2005 aveva vinto il Premio Campiello con un altro romanzo, ”Mandami a dire”.

Forte il suo legame con la Comunità di San Martino al Campo, il gruppo fondato da don Mario Vatta a Trieste per accogliere persone con fragilità e dipendenze: nell’occasione del trentennale dela Comunità, Roveredo aveva raccontato le tappe più importanti di quell’esperienza nella raccolta di testimonianze “San Martino al Campo – Trent’anni”, curata da Stefano Bianchi.

Tra romanzi ed opere teatrali, Roveredo aveva pubblicato quasi 40 titoli. Aveva partecipato a più riprese a varie rassegne di narrativa tra le quali “Pordenonelegge” (nella foto).

Con lui scompare una figura che con le sue opere letterarie aveva fatto emergere il disagio di donne e uomini relegati ai margini della società cittadina.

Numerosissimi i messaggi di cordoglio pervenuti tramite comunicati, stampa locale e social network con commosse attestazioni di affetto e stima.

Cordoglio del Teatro La Contrada

Il Teatro la Contrada di Trieste ha inviato un messaggio che pubblichiamo integralmente:

Il Teatro La Contrada saluta con commozione Pino Roveredo. Ci ha legati a lui una lunga e meravigliosa collaborazione con la messa in scena di diversi suoi testi, tra i quali “Capriole in salita”, l’ultimo progetto di Orazio Bobbio che la Contrada ha portato a termine.

«Il primo incontro che ho avuto con Pino Roveredo è stato nel 1996 con il suo libro “Capriole in salita” che mi ha commosso ed emozionato, con un’originalità di scrittura che non avevo ancora incontrato», dice la presidente del Teatro La Contrada Livia Amabilino. «Poi l’ho conosciuto di persona e per me il suo ricordo è indissolubilmente legato a quello di Orazio e Francesco Macedonio con il quale Pino aveva legato in modo straordinario, in un sodalizio artistico e professionale. Macedonio ha ridotto e messo in scena i suoi libri più belli, “Capriole in salita” e “Caracreatura”. Pino era di una semplicità e di un’allegria contagiosa, nonostante non facesse mistero delle difficoltà che aveva incontrato nella vita e anzi da queste traeva grandissima forza per essere sempre dalla parte degli ultimi. Senza però mai quel pietismo o quell’autocommiserazione che forse, in altre persone, trasformano le esperienze passate. È una grande perdita per Trieste, ha regalato novità e freschezza nel mondo della letteratura e del teatro portando della vita, nuovi linguaggi, una scrittura così speciale che ci mancherà».

Tra gli spettacoli più importanti della Contrada tratti dai testi di Roveredo ricordiamo il primo, “Ballando con Cecilia”, atto unico tratto dal suo omonimo romanzo, portato in scena da Macedonio nel 2001 con una prima rappresentazione al Festival di Todi. Lo spettacolo e la sua protagonista, Ariella Reggio, hanno ricevuto un tale consenso da parte del pubblico e della critica da spingere la Contrada a riproporre lo spettacolo nel cartellone di prosa del Teatro Cristallo. “Ballando con Cecilia” nasce dall’esperienza reale di Roveredo con i degenti dell’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste: Cecilia, che era davvero una delle degenti e aveva trascorso gran parte della sua vita proprio in manicomio, fu presente a quella storica rappresentazione.
«L’incontro di Pino con Ariella in “Ballando con Cecilia” è stato meraviglioso e ha rappresentato, per La Contrada, un momento importante ed emozionante della nostra storia artistica», dice Livia Amabilino.

Anche Ariella Reggio ricorda con grande emozione lo scrittore, salutandolo con queste parole, proprio ricordando quello spettacolo: «Ti saluto Pino, amico e poeta, ti terrò sempre nel cuore! Anche assieme alla tua “Cecilia” e le sue parole: indimenticabili!»

Nel 2009 è la volta di “Capriole in salita”, tratto dal primo romanzo autobiografico di Roveredo, sempre per la regia di Macedonio con Maurizio Zacchigna, Ariella Reggio, Maria Grazia Plos, Giorgio Monte, Marzia Postogna e Massimiliano Borghesi. È l’ultimo progetto di Orazio Bobbio che la Contrada porta a termine. A convincere Bobbio a portarlo in scena è stata la verità e l’umanità dello scrittore e del personaggio di “Capriole in salita”, e questo spettacolo è stato veramente, come forse immaginava, l’incontro di due mondi artistici: quello di Francesco e di Pino, che si specchiano nella visionarietà con cui è raccontata la vicenda di questa infanzia mancata, di una giovinezza persa dietro l’inganno del bicchiere e di una maturità difficilmente raggiunta attraverso l’abbandono della dipendenza.

Sempre nel 2009, a novembre, La Contrada porta in scena “Caracreatura”, con Maria Grazia Plos e Massimiliano Borghesi, la regia di Franco Però e l’adattamento teatrale dello stesso Roveredo, inaugurando il restaurato Teatro dei Fabbri. È la storia di una madre che affronta, sola, la tossicodipendenza del figlio, cercando in tutti i modi di salvare quella sua “caracreatura” perduta.

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