È morto lo scrittore di lingua slovena Alojz Rebula. Era nato a San Pelagio di Duino nel 1924
FVG – È morto all’età di 95 anni la scorsa notte all’Ospedale di Topolšica, nella Stiria slovena, lo scrittore, drammaturgo, saggista e traduttore Alojz Rebula. La sua salute era peggiorata dieci giorni fa quando era stato ricoverato in ospedale a causa di difficoltà respiratorie.
Membro dell’Accademia slovena di scienze e arti, formatosi all’università di Lubiana, Rebula è considerato uno tra i più autorevoli narratori della Mitteleuropa.
Rebula era nato nel 1924 a San Pelagio di Duino (Ts). Aveva intrapreso gli studi classici a Lubiana e aveva poi insegnato latino e greco nel liceo Prešeren di Trieste.
Vincitore di vari premi ed insignito dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, ha pubblicato numerosi romanzi, racconti e opere teatrali. Sono stati inoltre pubblicati i suoi diari. Tra le sue opere più celebri “Nel vento della Sibilla” e ‘La peonia del Carso”.
Nel 2014 aveva ricevuto dall’allora sindaco di Trieste Roberto Cosolini il sigillo trecentesco della città. In quell’occasione aveva detto: “Sono figlio del Carso, ma Trieste è parte integrante della mia vita tanto dal punto di vista professionale che da quello culturale. Per quarant’anni ho percorso le sue vie come insegnante di latino e greco del liceo classico sloveno “France Prešeren”, ma la città stessa è stata per me fonte di ispirazione letteraria”.
Così la senatrice del Pd Tatjana Rojc ha ricordato la sua figura: “Oggi lo scrittore sloveno Alojz Rebula non è morto, perché la sua parola continua a vivere e dialogare con noi attraverso le opere che lo collocano tra i grandi della letteratura europea, a strettissimo contatto fisico e culturale con l’Italia”.
“Ho avuto la fortuna di avere Rebula come professore al liceo – ricorda Rojc – e di incontrare la sua fiducia nello scrivere della sua opera, per cui ricordarlo è un dovere difficile da assolvere. I luoghi comuni della critica, che ne ha enfatizzato la matrice cattolica o il respiro del romanziere storico, non sono utili a descrivere la figura di quello che, più semplicemente, è stato un maestro, e che si è meritato le massime onorificenze della Repubblica Italiana e di quella Slovena”.
“Rebula fu testimone altissimo e scomodo per tutti – spiega la senatrice – degli eventi tragici di un confine che ha grondato sangue e sul quale ancora oggi qualcuno non vuole che la pacificazione sia una conquista definitiva. Invece il dialogo che ha intessuto con le lettere e con gli intellettuali italiani è un esempio di come dalle posizioni più distanti si possa ritrovarsi uniti da un comune fattore umano ed esistenziale, purché – conclude Rojc – la volontà sia buona e l’intenzione sincera”.