Culto islamico, la sindaca di Monfalcone sulla sentenza del Tar: “ricorreremo al Consiglio di Stato”

Monfalcone (Go) – Il TAR – Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia ha accolto i ricorsi promossi dai centri culturali islamici Daru Salaam e Baitus Salat presentati contro due ordinanze del Comune di Monfalcone (Go) che impedivano le attività di culto negli edifici ordinariamente utilizzati dalle Associazioni.

Lo ha annunciato il legale rappresentante dei ricorrenti, Vincenzo Latorraca.

I centri si erano rivolti alla giustizia amministrativa contro due provvedimenti, emanati dalla sindaca Anna Maria Cisint, relativi a due diversi immobili utilizzati dai centri culturali per la preghiera ma aventi invece diverse destinazioni d’uso, che il Comune ordinava di ripristinare.

Le indicazioni delle regole urbanistiche – è la tesi del TAR – non entravano in contrasto con lo svolgimento della preghiera. Questa in sintesi la motivazione della sentenza che ha rovesciato le argomentazioni del Comune di Monfalcone.

Nel provvedimento impugnato infatti “s’è erroneamente ritenuto che il mutamento della destinazione d’uso non fosse consentito per la zona dagli strumenti urbanistici comunali; non si è adeguatamente dimostrato che il mutamento di destinazione d’uso comportasse modifiche degli standard”.

Per il Tar, si legge in una delle due sentenze, “l’interpretazione comunale non solo non si fonda su alcuna esplicita previsione delle norme di piano, ma è con esse in contrasto nella misura in cui nelle zone residenziali sono espressamente ammessi i servizi e le attrezzature collettive”.

“Non solo. Una interpretazione siffatta – che consentisse, con carattere assoluto, la creazione di spazi destinati al culto esclusivamente in determinate zone predeterminate dalla pianificazione, vietandolo in altre – potrebbe non risultare compatibile col quadro costituzionale”.

Il ricorso al Consiglio di Stato

Il Comune di Monfalcone ricorrerà al Consiglio di Stato a seguito delle ordinanze del Tar regionale sui provvedimenti del Comune per la chiusura dei due centri islamici presenti in città, emanati dopo aver accertato che le associazioni islamiche operavano al di fuori delle norme urbanistiche e del rispetto dell’incolumità pubblica.

Peraltro, il Tar, in sede di sospensiva, nel febbraio scorso, aveva ritenuto fondate le questioni urbanistiche sollevate dall’ente.

“Leggerò con attenzione il contenuto dei provvedimenti – rileva il sindaco, Anna Maria Cisint – ma non si può che rimanere sconcertati da una decisione che mortifica il rispetto delle norme che sovrintendono alle regole urbanistiche della nostra città e che devono essere rispettate da tutti, senza privilegi di sorta.

Nello stesso tempo, in questo modo si ignorano e si calpestano le esigenze di sicurezza e di legalità legate alle modalità di accesso e affollamento dei centri islamici, che mettono a rischio e limitano la libertà degli altri cittadini.

Non è possibile che attraverso delle sentenze possano essere messe in discussione e annullate le prescrizioni e i contenuti dei regolamenti urbanistici di una città, così come non è accettabile non consentire al Comune di assumere i necessari provvedimenti di ordine pubblico che incidono sulla collettività.

Ci appelleremo al Consiglio di Stato per dimostrare la correttezza della nostra azione, che stiamo portando avanti per garantire ai monfalconesi le necessarie condizioni di legalità e sicurezza.

Tra l’altro, le ordinanze del Tar sono giunte prima dei provvedimenti che ancora deve assumere il Consiglio di Stato e pongono anche altre perplessità e interrogativi sulle motivazioni delle valutazioni che sono state fatte”.

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