Crisi della Eaton di Monfalcone, corsa contro il tempo. La sindaca Cisint: “partono i tavoli”
Monfalcone (Go) – Il 15 gennaio i rappresentanti italiani della multinazionale americana Eaton Automotive hanno confermato la decisione di chiudere l’azienda, annunciata venerdì scorso alle organizzazioni sindacali.
L’azienda attiverà quindi l’avvio della procedura di mobilità per i 157 lavoratori in forza nello stabilimento, a cui si aggiungono i 16 dipendenti interinali e oltre 40 operatori dell’indotto.
I lavoratori hanno aperto un presidio permanente.
La sindaca di Monfalcone Anna Cisint martedì 16 ha annunciato che ora per la crisi aziendale “partono i tavoli richiesti”. Così scrive sulla pagina Facebook: “Stamattina siamo stati in fabbrica per ragguagliare e ‘abbracciare’ i lavoratori. Grande lavoro e non si molla perché l’obiettivo è la ricollocazione. Domani appuntamento al San Polo con la direzione generale: salute e lavoro davanti a tutto”.
Secondo quanto dichiarato dai vertici della Eaton, peraltro, i margini per aprire una trattativa non ci sono poiché la scarsa richiesta internazionale del prodotto renderebbe diseconomica la produzione a Monfalcone, dove si realizzano valvole per motori di auto.
L’assessore ragionale al lavoro Loredana Panariti in una dichiarazione resa il 12 gennaio aveva stigmatizzato “la politica di certe multinazionali” che “mira a chiudere e non a ristrutturare, a portarsi via le macchine e liberarsi dei lavoratori prima possibile. Non pensino di farlo impunemente, perché per noi la partita evidentemente non finisce qua. La prossima settimana incontreremo le organizzazioni sindacali e poi cercheremo di metterci in contatto con il quartiere dirigenziale in Italia, che è a Torino. Questa azienda ha una responsabilità nei confronti dei lavoratori del territorio. Anche perché tratta di lavoratori che per un lungo tempo anche hanno lavorato all’interno dell’azienda, quindi con un’età media abbastanza alta e che non possono essere abbandonati”.
Anna Cisint sabato scorso aveva inviato una lettera al ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e alla presidente del FVG Debora Serracchiani.
“La drammatica ed improvvisa scelta di chiudere lo stabilimento di Monfalcone della Eaton – si legge nella lettera – con la conseguente perdita di 200 posti di lavoro conferma l’esigenza, già rappresentata peraltro dal Comune di Monfalcone, che le Istituzioni nazionali e regionali competenti attivino, con la massima urgenza, un tavolo di analisi e di definizione degli interventi per dare risposta alle gravi problematiche riguardanti il lavoro e lo sviluppo del monfalconese”.
“Esprimendo il sentire della Comunità e delle Istituzioni del Territorio – conclude la sindaca – chiedo l’urgente attivazione di un Tavolo delle istituzioni locale, regionale e nazionale, con le parti sociali e gli attori di tutto il sistema produttivo dell’Isontino al fine di affrontare le conseguenze e la risoluzione della salvaguardia dei posti di lavoro della Eaton, nonché le altre importanti questioni inerenti il lavoro e lo sviluppo economico di Monfalcone e del Territorio”.
Enrico Gherghetta, già presidente della Provincia di Gorizia, così si è espresso: “La prima cosa da dire è che la crisi appare senza ritorno, la fabbrica viene chiusa e la produzione viene spostata in Polonia. Uso il condizionale solo perché negli anni la Eaton ci ha abituati a chiusure e riaperture”.
“In ogni caso, che sia o meno una crisi definitiva, l’unica cosa da fare è riassorbire i lavoratori nel sistema produttivo isontino, Fincantieri in primis”.