Confcommercio Fvg: agenda folle sulla fase 2. Appello al presidente Fedriga a salvare commercio e pubblici esercizi
FVG – “Un’agenda folle sulla fase 2. Il ritardo con cui si intende far riaprire negozi, pubblici esercizi e professioni del terziario è inaccettabile”.
Il presidente della Confcommercio del Friuli Venezia Giulia Giovanni Da Pozzo, a nome dei presidenti territoriali di Gorizia Gianluca Madriz, di Pordenone Alberto Marchiori e di Trieste Antonio Paoletti, trasmette lo sconcerto e la rabbia di migliaia di imprese che hanno responsabilmente accettato una lunga fase di “lockdown”.
Ora però, davanti ai numeri sempre più ridotti del contagio in Fvg, trovano incomprensibile una previsione di riapertura, stando alle parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il 18 maggio per le attività commerciali e addirittura il 1 giugno per bar e ristoranti.
Secondo la categoria, si vanifica così anche l’ultimo “ponte” a disposizione per poter contenere danni già pesantissimi, con entrate da un mese e mezzo azzerate o comunque ridottissime per chi fa consegne a domicilio.
Senza che sia ancora arrivato il supporto economico promesso: liquidità, rimborsi a fondo perduto, agevolazioni sugli affitti, cassa integrazione.
“Confidavamo che il governo tenesse conto di una situazione economica sotto gli occhi di tutti, e invece è emersa, nella freddezza di date troppo lontane nel tempo, l’inadeguatezza di una politica che si fa dettare la linea della comprensibile prudenza delle commissioni sanitarie”. Così sostiene Da Pozzo con i colleghi presidenti.
“La politica – prosegue – deve invece certamente seguire le indicazioni della scienza, ma adeguarle al contesto. E il contesto oggi, per quel che riguarda il Fvg, è quello di un territorio in cui, grazie alla buona gestione di Massimiliano Fedriga e del suo vice Riccardo Riccardi, e alla responsabilità dei cittadini, il contagio è sempre rimasto sotto controllo”.
“Ci pare per questo insensato che venga negato alle nostre imprese di ritornare a lavorare, in tutta sicurezza e con ogni precauzione, come siamo pronti a fare”.
Confcommercio Fvg, proprio in queste ore, ha consegnato alla Regione le sue considerazioni sul protocollo sanitario per la riapertura. Ma quando di riapertura si tornerà a parlare, “il rischio è che tantissimi operatori, pensiamo soprattutto a quelli del turismo – prosegue Da Pozzo – non saranno nelle condizioni di andare avanti. Con conseguente, inevitabile perdita del posto di lavoro per tutti i loro collaboratori”.
Per evitare uno scenario catastrofico, incalza Confcommercio Fvg, “facciamo appello al presidente Fedriga perché faccia valere a Roma le ragioni di un territorio che può e deve poter riaprire negozi e bar prima delle date fissate dal governo”.
“Ci batteremo con ogni mezzo per evitare che l’incapacità della politica nazionale di prendere decisioni coraggiose e commisurate alla situazione sanitaria nelle diverse regioni si traduca in un disastro sociale ed economico di proporzioni gigantesche. Questo Paese, cui servirebbero procedure d’urgenza parlamentare per l’abbattimento della burocrazia e lo sblocco delle opere pubbliche, continua ad essere amministrato a colpi di Dpcm anziché con provvedimenti normativi frutto della democrazia”.
Rincara la dose il presidente di Ascom Confcommercio Pordenone Alberto Marchiori: “La situazione è drammatica per la difficoltà in sé e anche perchè abbiamo una guida insicura, non ferma, che, dovendo gestire un momento assolutamente inaspettato, dovrebbe avere la forza e la determinazione per dare indicazioni. Purtroppo, così non è e siamo in balia di rappresentanti con espressioni diverse e conflittualità tra Stato e Regioni. Insomma, non si punta al’interesse della gente”.
“Oggi – riprende Marchiori – va salvaguardata subito la ripresa immediata di tutte le attività, con grandi attenzione per chi è in prima linea come il terziario. Come è avvenuto nella prima guerra dove c’erano i fanti, qui ci sono i commercianti, con una baionetta, però, spuntata. Non si può pensare di far ripartire il terziario dando prestiti che sono una presa in giro, ma offrendo liquidità a fondo perduto, così come hanno fatto Germania, Svizzera e Olanda”.
“Come Confcommercio, abbiamo chiesto alla Regione di fare altrettanto, e questa sarebbe disponibile a indebitarsi se il governo glielo consentisse, per dare liquidità alle imprese del terziario e del turismo. I famosi 25mila euro di prestiti promossi dalle banche per le piccole e medie imprese riguardano il tetto massimo e se un’azienda ha altri debiti non può prendere nulla. In questo momento l’Europa sta facendo molto di più di quanto stia facendo lo Stato italiano”.
“Dobbiamo abbattere la burocrazia – evidenzia Marchiori – che in questo momento non dovrebbe più esistere, vanno sbloccate le opere pubbliche e ridata linfa al sistema. Le aziende devono ripartire, non possiamo dare il reddito di cittadinanza a chiunque. I soldi vanno dati a chi crea ricchezza, a chi crea posti di lavoro. Ci hanno posticipato il pagamento delle imposte per le piccole e medie imprese. Chi però aveva un reddito a marzo pari a quello dell’anno scorso non ha avuto le agevolazioni che, invece, andavano concesse a tutti”.
Sul piano più strettamente locale, si parla di desertificazione delle città: “È un fenomeno già avviato, destinato a peggiorare in modo drastico, anche perché, pur riaprendo le attività, non avremo certo i consumi di un tempo, pensiamo ad esempio all’abbigliamento. Quanto alla ristorazione, dovranno riprogrammare la loro attività, con i problemi della sanificazione e un dimezzamento del fatturato, pur con gli stessi costi di prima”.