Condannato a 15 anni l’anestesista del 118 accusato di aver provocato il decesso di 9 anziani
Trieste – La Corte d’Assise di Trieste ha condannato a una pena di 15 anni e 7 mesi di reclusione Vincenzo Campanile, ex medico anestesista del 118 accusato di aver provocato il decesso di nove anziani, tra il 2014 ed il 2018, a Trieste, con iniezioni di potenti sedativi tra cui il Propofol, durante interventi di soccorso domiciliare. Campanile è stato ritenuto colpevole di omicidio volontario.
Inoltre è stato condannato per falso in atto pubblico per sette imputazioni su nove, in quanto le altre due sono state dichiarate prescritte.
Il professionista e l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi) sono stati condannati in solido al risarcimento dei danni in favore dei congiunti delle vittime che si sono costituiti parte civile, con causa da promuovere davanti al giudice civile per la conseguente liquidazione.
Sono stati inoltre condannati in solido a pagare le spese di difesa di costituzione parte civile. Campanile è stato anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e interdetto dall’esercizio di professione medica per cinque anni.
I decessi risalgono al periodo tra novembre 2014 e gennaio 2018; gli anziani, tutti con patologie, avevano tra i 75 e i 90 anni. L’indagine era partita in seguito alla morte di Mirella Michelazzi, soccorsa a gennaio 2018 in una casa di cura.
In quell’occasione il medico aveva somministrato il Propofol e i colleghi avevano segnalato il caso all’Azienda sanitaria. Da lì l’apertura dell’inchiesta. Gli inquirenti erano quindi risaliti ad altre otto morti sospette.
La pena a 15 anni e 7 mesi di reclusione è inferiore rispetto a quanto chiesto dall’accusa, cioè più di 25 anni. Riconosciuto tra le attenuanti il fatto di aver agito senza odio e per motivi ideologici.