Concessioni balneari a Lignano, la sentenza del Consiglio di Stato rischia di provocare danni economici

Lignano Sabbiadoro (Ud) – A due settimane dall’inizio della stagione turistica, Lignano si trova a fare i conti con una situazione di forte incertezza legata alla gestione delle concessioni demaniali.

La recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha dichiarato illegittima la revoca dei bandi di gara disposta nel 2024 dalla Giunta comunale, impone ora al Comune di riavviare le procedure di assegnazione delle concessioni già per l’estate 2025.

Una decisione che ha sollevato preoccupazioni e critiche, soprattutto da parte della Regione e delle associazioni di categoria, preoccupate per le ricadute economiche e organizzative su una delle principali destinazioni turistiche del Friuli Venezia Giulia.

Il provvedimento del Consiglio di Stato ha di fatto ribaltato la precedente sentenza del TAR regionale, imponendo all’amministrazione comunale di riaprire i bandi per 17 concessioni turistico-ricreative. A finire al centro dell’attenzione è, tra gli altri, anche lo storico Ufficio 3 di Sabbiadoro, primo stabilimento balneare della località, fondato oltre 120 anni fa.

La revoca dei bandi, decisa nell’autunno scorso, era stata giustificata dalla necessità di aggiornare la documentazione di gara in seguito all’entrata in vigore del Decreto Infrazioni, pubblicato il 17 settembre 2024, che prorogava la validità delle concessioni esistenti fino al 30 settembre 2027.

La Regione, attraverso l’assessore al Patrimonio e Demanio, ha espresso perplessità sulla decisione del Consiglio di Stato, ritenuta ideologica e potenzialmente dannosa. Secondo l’amministrazione regionale, il Comune aveva già manifestato l’intenzione di procedere con nuove gare entro la fine del 2025, e la revoca dei bandi non era un atto definitivo, ma una misura tecnica e provvisoria. La sentenza, invece, impone una riapertura immediata delle gare, senza tener conto del contesto normativo e dei tempi stretti imposti dal calendario turistico.

L’impatto della sentenza si fa sentire soprattutto tra gli operatori balneari, che segnalano una paralisi organizzativa e gestionale. L’incertezza sul quadro normativo e sulle modalità di assegnazione delle concessioni rende difficoltosa la pianificazione di assunzioni, investimenti e servizi essenziali. La mancanza di certezze scoraggia inoltre nuovi investimenti e rischia di compromettere l’intera stagione estiva, proprio mentre Lignano si prepara ad accogliere circa 4 milioni di presenze turistiche, su un totale regionale che sfiora i 10 milioni ogni anno.

A lanciare l’allarme sono anche i rappresentanti di Federbalneari. Il presidente nazionale Marco Maurelli ha definito la sentenza un “processo alle intenzioni”, sottolineando come si sia giudicato un comportamento ipotetico e non fatti concreti. Maurelli ha auspicato un chiarimento urgente del quadro normativo e ha annunciato che, qualora il Comune decidesse di ricorrere in Cassazione, l’associazione valuterà un’azione legale a sostegno. Inoltre, resta alta l’attesa per il decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sugli indennizzi, considerato un passaggio chiave per garantire giustizia agli operatori.

Anche Giorgio Ardito, presidente di Federbalneari Friuli Venezia Giulia, ha espresso forte preoccupazione per le conseguenze della sentenza. A suo avviso, la riapertura dei bandi in tempi così stretti comprometterebbe l’operatività degli stabilimenti, creando tensioni sia per gli attuali concessionari sia per i potenziali nuovi assegnatari. In un contesto così complesso e delicato, Ardito ha chiesto l’intervento della Regione per riportare equilibrio tra le esigenze della concorrenza e la necessità di garantire stabilità agli investimenti.

Il rischio concreto, ora, è che l’imposizione giuridica si trasformi in un danno economico per l’intera località balneare. Con oltre 8 chilometri di litorale e un ruolo strategico nel sistema turistico regionale, Lignano non può permettersi ritardi o vuoti di gestione. La stagione 2025 è ormai alle porte, ma il nodo delle concessioni resta ancora da sciogliere.

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