Cimice asiatica: Ersa Fvg aderisce al progetto di lotta biologica con un insetto antagonista
Udine – Il Servizio Fitosanitario dell’ERSA FVG, con alcuni partner quali il Consorzio Fitosanitario di Modena, il Servizio Fitosanitario Regionale dell’Emilia Romagna, l’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro Ricerche e Produzioni Vegetali (CRPV), ha aderito ad un progetto di lotta biologica alla cimice in collaborazione con la Bioplanet di Cesena (FC).
La Bioplanet è la prima azienda in Italia nella produzione di insetti ed acari utili per la difesa biologica delle colture.
Il migliore antagonista autoctono della cimice asiatica è il parassitoide oofago (che si nutre di uova, ndr) Anastatus bifasciatus. Le introduzioni di questo insetto nelle colture sono iniziate già da metà giugno.
Anastatus bifasciatus è un imenottero che parassitizza le uova di diverse specie di insetti di interesse agrario e forestale, in particolare emitteri e lepidotteri. In Europa è trovato sempre più comunemente a carico della cimice asiatica Halyomorpha halys e pertanto considerato, tra le specie native, il miglior candidato per il suo controllo biologico.
“L’obiettivo – spiega Andrea Sala di Bioplanet – è la valorizzazione di una specie nativa che, nel corso degli anni, ha mostrato una progressività di impatto sulla cimice asiatica. All’arrivo di una specie esotica in un nuovo ambiente, si osserva spesso uno scompiglio ecologico per la mancanza di equilibri naturali e quasi sempre, con il tempo, avvengono meccanismi di riequilibrio basati sull’adattamento di specie locali nell’utilizzare il nuovo ospite come vittima. Solo quando questo non accade, il ricorso alla lotta biologica “classica” attraverso l’importazione di nemici naturali esotici assume un significato, come nei recenti casi Metcalfa pruinosa e Cinipide del castagno ben controllati nei decenni scorsi con piani di introduzione dei loro nemici naturali importati”.
La lotta territoriale con specie native prevede il supporto della ricerca scientifica. I lanci italiani di Anastatus con l’introduzione di decine di migliaia di individui in più regioni vedono il coinvolgimento di enti universitari e di ricerca oltre che dei servizi fitosanitari.