“Chi possiede i frutti della terra”: ne parliamo con l’autore Fabio Ciconte che presenta il libro a Trieste
Trieste -“Chi possiede i frutti della terra” è il nuovo libro del giornalista ed attivista ambientale Fabio Ciconte. L’autore lo presenta venerdì 24 febbraio alle ore 18 presso la Casa del Popolo/Osteria sociale in via Ponziana 14, a Trieste.
La tavola su cui mangiamo è la prima cabina elettorale: è attraverso la spesa che facciamo e i prodotti che scegliamo che decidiamo quale futuro vogliamo. Perché una mela qualsiasi non è mai una mela qualsiasi: è il risultato di una selezione genetica che l’ha resa perfetta e di proprietà esclusiva di industrie genetiche che controllano l’intera filiera.
Lo dimostra Fabio Ciconte attraverso questo reportage pubblicato da Laterza che grazie a un viaggio che l’ha portato dalle isole Svalbard, dove vengono conservate le varietà sparite dai nostri carrelli, alle campagne pugliesi, dall’America di fine Ottocento ai potenti club che oggi decidono chi può coltivare, per la prima volta mette in luce le nuove forme di controllo del cibo e i rischi per la biodiversità e gli ecosistemi.
È importante sapere che i kiwi gialli e l’uva senza semi, ormai ospiti fissi delle nostre tavole, hanno un prezzo e non solo per il nostro portafoglio.
“È molto complicato essere consumatori consapevoli – spiega Ciconte, che abbiamo raggiunto per una breve intervista -. La società ha costruito l’idea che tutto passa attraverso le scelte del consumatore”. Un consumatore che in realtà ha poca scelta: “inflazione e basso potere d’acquisto non lasciano molte possibilità”. E allora occorre cambiare prospettiva: “Prima che consumatori siamo cittadini e in quanto tali chiamati ad orientare la politica. Sono i governi che decidono le priorità”.
Nel libro si evidenzia come considerare il cibo alla stregua di un qualsiasi prodotto industriale, come fanno le grandi imprese che commercializzano le varietà ortofrutticole, porta ad una perdita drastica di biodiversità: “nei negozi c’è il residuo della biodiversità – prosegue l’autore. – All’industria bastano 5 varietà di mele, non gliene servono 500. Per questo la biodiversità va promossa e valorizzata, anche grazie al lavoro di ricerca sul campo di vivaisti e coltivatori indipendenti”.
Quando chiediamo se le risorse del Piano nazionale di resilienza e ripresa (PNRR) possono supportare la salvaguardia della biodiversità, Ciconte si dichiara perplesso: “L’attuale governo ha messo da parte i temi della sostenibilità ambientale. Quando parla di ‘sovranità alimentare’ in realtà punta solo ad aumentare la produzione nazionale. Considera le questioni relative alla biodiversità come un orpello inutile”.
“A livello locale, invece, c’è un prezioso lavoro di associazioni, piccole imprese ed appassionati che promuovono banche del seme, recupero e riproduzione di varietà antiche, scambi tra coltivatori. Purtroppo – conclude l’autore – non sempre tutte queste realtà si mettono in rete”.
Ciconte sta già lavorando al prossimo saggio, che uscirà a maggio di quest’anno e parlerà tra l’altro delle conseguenze della guerra in Ucraina sulla questione della sovranità alimentare.
L’evento è organizzato dalle associazioni Senza Confini Brez Meja e Ugorà con l’obiettivo di far conoscere ai cittadini le dinamiche del mercato internazionale e le radici storiche degli squilibri nella distribuzione delle ricchezze, ma soprattutto per sapere cosa ognuna e ognuno di noi può fare e dare più forza a scelte come il commercio equo e solidale e il consumo critico.
Ciconte è impegnato da anni in battaglie sociali e ambientali, autore per Laterza de “Il grande carrello. Chi decide cosa mangiamo” (con Stefano Liberti, 2019) e di “Fragole d’inverno. Perché saper scegliere cosa mangiamo salverà il pianeta (e il clima)” (2020), ma anche protagonista con Claudio Morici della web serie “In frigo veritas” di Repubblica.it e collaboratore del quotidiano “Domani”.
Al termine dell’incontro è possibile fermarsi a cena all’Osteria Sociale della Casa del Popolo: piatti della tradizione locale conditi di pomodoro caporalato free e mozzarella della legalità (gradita prenotazione inviando un sms o un whatsapp al numero 340 0842036 o telefonando allo 040 774382).