Centinaia di migliaia di euro di risparmi svaniti: la procura di Pordenone apre indagine per truffa
Pordenone – Durante la mattinata del 17 agosto le Forze dell’Ordine hanno eseguito perquisizioni domiciliari nelle province di Pordenone e Treviso e in altre località del territorio nazionale su mandato della Procura della Repubblica di Pordenone, che ha aperto un’indagine preliminare in merito alle vicende che riguardano la società estera New Financial Tecnology.
L’azienda avrebbe raccolto denaro da parte di alcune migliaia di cittadini italiani e svizzeri per investire gli importi in criptovalute, ma ora sembra non essere più in grado di restituire i capitali.
Sarebbero tra i 4 e i 6 mila i clienti che hanno affidato il proprio denaro alla Nft con versamenti dai 10 mila ai 300 mila euro. Tutto ha funzionato fino a luglio, quando la società ha smesso di pagare i dividendi facendo sparire 100 milioni di euro di risparmi degli investitori.
La Procura ipotizza i reati di truffa aggravata e di esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria.
La New Financial Technology nasce a Silea in provincia di Treviso ma ha sede a Londra. I fondatori sono tre soci: Christian Visentin, Emanuele Giullini e Mauro Rizzato.
L’impresa non è mai risultata iscritta al registro degli operatori finanziari autorizzati dalla Consob e non avrebbe fornito ai clienti il prospetto informativo obbligatorio per gli investimenti finanziari.
L’indagine in Friuli Venezia Giulia è stata aperta a seguito di una approfondita informativa della Guardia di Finanza di Pordenone risalente al 10 agosto scorso, che allo stato vede indagate più persone.
Durante la mattinata del 17 agosto sono state eseguite alcune perquisizioni domiciliari nelle province di Pordenone e Treviso e in altre località del territorio nazionale, “così constatando la probabile già avvenuta sparizione di gran parte dei documenti e di altre utili informazioni”, ha fatto sapere il Procuratore capo Raffaele Tito.
La Procura di Pordenone è in stretto contatto investigativo con quella di Treviso.
Si indaga per responsabilità non solo dei soci, ma anche dei promotori finanziari che hanno venduto i prodotti della ditta indagata, promettendo ritorni fino al 10%.
“Non è questo il momento per fornire ulteriori dettagli – prosegue il comunicato del Procuratore – anche se pare che, ancora una volta, troppe persone non abbiano voluto ascoltare i moniti di prudenza che vengono costantemente emanati dagli organi statali preposti e, invogliati da inverosimili guadagni, abbiano investito imprudentemente i propri risparmi, guadagnati spesso con tanto sacrificio”.
“La Procura di Pordenone – è l’auspicio finale della nota -, adesso, confida nel senso civico di questi investitori per fare ampia chiarezza sui fatti e si augura che questi si rivolgano, anche spontaneamente, agli organi di Polizia giudiziaria per raccontare la loro vicenda”.