Carmen Consoli a Trieste, concerto corale sulla Sicilia “terra ca nun senti” ma che parla

“Io sono ubriaca, ubriaca dalla bellezza di questa città, di Trieste, dalla gentilezza dei triestini, per questo stasera voglio portarvi con me, in un viaggio in Sicilia, la mia terra, che un tempo era ricca di arte, poesia, filosofia e bellezza; e anche economicamente era la terza potenza mondiale, ma poi arrivarono i pirati (I pirati a Palermu), che ci tolsero tutto, e ci lasciarono le lacrime. Lacrime sporche, disperate, maledette”.

È iniziato così ieri sera, 30 giugno, al Castello di san Giusto a Trieste, prodotto da Vigna PR e Good Vibrations in collaborazione con il Comune, il concerto di Carmen Consoli dal titolo “Terra ca nun senti”, una canzone della sfortunata autrice Rosa Balistreri, una delle muse della cantantessa.

Un percorso che narra l’anima di un’isola di frontiera, forte, determinata, pronta al cambiamento ma pigra per portarlo avanti.
Una Sicilia che ha molto da dare, ma che, come nella canzone della Balistreri, non fa niente per trattenere i suoi figli.

Un concerto corale, che ha portato sul palco anche la denuncia per gli abusi sui minori “che sono crimini e vanno denunciati e puniti sempre”, la condanna alla maldicenza e i danni dell’apparenza.
Carmen Consoli ha brandito per due ore consecutive la sua chitarra, prolungamento di sé e della sua essenza di autrice, in un crescendo di brani, molti dei quali emozionanti e struggenti.

Immancabile il tributo a Franco Battiato con una bellissima interpretazione di “stranizza d’amuri”, l’amore totalizzante che “anche se fuori c’è la guerra e si muore, io sono innamorato e so che non morirò”.

Una cantautrice di carattere che sa tenere palco e pubblico, che ha lanciato il messaggio alla terra ca nun senti, affinché si desti dal suo comodo sonno, terra ca nun senti ma che prova, e che rimanda bagliori assolati su pietra greca scanditi da paesaggi pronti a diventare un pezzo di ricordo che tutti potranno portare nel cuore.

In sostanza Carmen Consoli ci ha ricordato che la Sicilia è certamente “terra ca nun senti” ma che parla. Molto.

La prima parte dell’esibizione è stata dedicata alla tradizione siciliana, ma quando, dopo essere stata a lungo acclamata, è tornata sul palco con i suoi fedeli musicisti Gemino Calà, Marco Sinilscalco, Puccio Panettieri, Massimo Roccaforte, il rock dirompente è venuto fuori, e i fan sono corsi sotto al palco per cantare con la band.

“Amore di plastica” ha dato il via ad una sorta di concerto nel concerto, fatto di “Parole di burro”, “Confusa e felice”, “In bianco e nero” “Geisha”.
Un omaggio alla Sicilia, in una terra di mare come Trieste, che poi, in fondo le città di mare si assomigliano un po’ tutte.

Emanuela De Domenico

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