Cambiamenti climatici, eventi estremi e foreste distrutte: ne parliamo con Legambiente FVG
Udine – Mentre si avviano i lavori di rimozione degli alberi caduti nelle foreste del Friuli colpite dall’ondata di scirocco di fine ottobre, è indispensabile prendere coscienza del fatto che i cambiamenti climatici ed i loro effetti sul meteo sono ormai in pieno svolgimento.
Abbiamo rivolto alcune domande sulle conseguenze del riscaldamento globale sulle nostre foreste a Gabriele Carlo Chiopris, Presidente del Circolo “Laura Conti” Udine di Legambiente Friuli Venezia Giulia, che ha lavorato a lungo nel settore forestale in Friuli.
Esiste una correlazione tra eventi estremi di maltempo e cambiamenti climatici?
L’influenza e la forza del cambiamento del clima è evidente: le statistiche ci dicono che eventi metereologici catastrofici nel passato recente avvenivano ad intervalli di tempo di 50-100 anni; da qualche decennio a questa parte avvengono invece ogni 2-5 anni. Basti ricordare un paio di episodi recenti: lo scorso anno c’è stato un tornado a Udine, che ha abbattuto alberi secolari. Nel 2014 un gelicidio ha devastato i boschi sloveni, con danni ingentissimi (I danni furono pari a svariati milioni di euro. Le foreste slovene furono distrutte per il 40% delle loro proporzioni. Anche il gelicidio è un fenomeno provocato dallo scirocco, ndr). Il cambiamento climatico è legato all’aumento di CO2 nell’atmosfera; più aumenta la quantità di anidride carbonica, più l’atmosfera accumula energia, più i fenomeni sono violenti.
Quali sono le aree più vulnerabili del FVG in relazione ai cambiamenti climatici?
Gli studi climatici ci dicono che il bacino del Mediterraneo è una delle aree più colpite dai mutamenti del clima, in particolare le zone dell’Italia meridionale. Il Friuli Venezia Giulia si trova leggermente ai margini, ma è la montagna in generale ad essere fragile per la presenza di pendii dove le acque scorrono. Uno degli effetti del riscaldamento del pianeta è che le piogge avvengono con minore frequenza e con maggiore intensità. Durante i lunghi periodi di siccità i terreni, specie quelli argillosi, si inaridiscono profondamente; in montagna la pendenza favorisce il drenaggio accelerando l’essiccamento del suolo in quanto le acque non hanno tempo di stagnare. Quando poi piove in abbondanza, gli stessi terreni si gonfiano. Questa alternanza di ritiro-rigonfiamento del terreno provoca fessurazioni e smottamenti.
Protezione delle foreste del FVG: a che punto siamo?
La Regione dovrebbe dotarsi di un piano di prevenzione per i cambiamenti climatici che al momento è ancora in una fase di studio. Come Legambiente riteniamo che tale piano dovrebbe sovrastare tutte le altre pianificazioni: urbanistiche, energetiche, forestali.
Un piano forestale regionale esiste come idea ma non ancora nella pratica. Le foreste pubbliche sono gestite dai singoli comuni che redigono dei piani locali. Attualmente non c’è un coordinamento generale. Ciò sarebbe opportuno, dato che la biogeografia (cioè la distribuzione nello spazio e nel tempo degli organismi viventi e le cause che la determinano, ndr.) globale si sta totalmente ridefinendo: ad esempio, in tutte le Alpi il limite della foresta si sta spostando verso quote sempre più alte. Questa in realtà è una buona notizia, poiché attraverso il processo di fotosintesi gli alberi sottraggono naturalmente CO2 dall’atmosfera.
La prevenzione dei danni è possibile in uno scenario di abbandono delle aree montane in FVG?
L’abbandono delle foreste non ha nulla a che vedere con i danni creati dagli eventi estremi. Certamente la manutenzione ordinaria dei fossi e delle aste fluviali è importante per la prevenzione dei rischi idraulici. Un’altra conseguenza dell’abbandono dei mestieri della montagna è la difficoltà nello sgombero degli alberi caduti. Tutti gli anni e in tutto l’arco alpino cadono alberi, specie gli abeti rossi (pecci) che hanno delle radici molto superficiali. Oggi in FVG le aziende forestali sono sempre di meno, quindi si fa fatica a reperire i mezzi per ripulire il bosco. È probabile che si dovrà ricorrere ad imprese di oltreconfine.
La riforestazione in FVG: quali modalità e tempistiche? Esiste una riforestazione “intelligente” basata su modelli di cambiamento climatico?
L’abete rosso è un albero endemico nelle nostre montagne, quindi la riforestazione va effettuata con questa specie, oltre che col faggio, l’abete bianco e il larice. Quando le aree colpite dagli abbattimenti sono molto vaste, può essere introdotto il nocciolo, che ha uno sviluppo più rapido; ma produce legno meno pregiato e questo è un danno per l’economia.
Quanto tempo ci vorrà per ripristinare la foresta dove sono caduti gli alberi?
L’abete rosso è una specie non troppo longeva. La foresta si ricostituisce nell’arco di 100-150 anni. La situazione attuale non mi preoccupa moltissimo, ai vivai non mancano piante da utilizzare per i rimboschimenti. Inoltre i giovani abeti hanno un assorbimento più alto di anidride carbonica rispetto a quelli vecchi, e questo è un dato positivo. Piuttosto c’è il rischio della siccità, che può compromettere lo sviluppo degli alberi.
La Regione FVG e la Protezione Civile regionale hanno chiesto al Governo di non considerare gli alberi abbattuti quali rifiuti ordinari. Quali sono le prospettive per un riuso del legname?
Il legno degli alberi abbattuti dal maltempo non è diverso da quelli abbattuti industrialmente. Ci sono però alcuni problemi: i fusti possono essersi danneggiati nella caduta indiscriminata; ci sono alberi caduti di tutte le dimensioni; c’è la questione della conservazione del tavolame. Gli alberi danneggiati e quelli più piccoli si possono usare per farne pellet. Generalmente i prezzi del legno in tali circostanze sono destinati a subire un grosso calo.
(Coldiretti già annuncia un possibile calo di oltre il 30%; da parte sua la Regione FVG sta facendo tutto il possibile per evitare un calo del prezzo del legname, anche attraverso la certificazione di qualità Fsc-Pefc per il legname abbattuto ma ancora in buono stato. Dalle stime della Regione il legno abbattuto ammonta a poco meno di 1 milione di metri cubi, pari all’accrescimento di un anno delle foreste del Friuli Venezia Giulia, ndr.)
La foto della foresta del Gemonese è di Gabriele Carlo Chiopris, tratta dal sito della Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale: http://www.cm-gemonesecanaldelferrovalcanale.it/