Calo degli arrivi in FVG: fenomeno migratorio spostato altrove. Non è una buona notizia per chi fugge da guerre

Trieste – “I numeri in calo dei migranti sulla rotta balcanica sono, non un punto di arrivo, ma un segnale incoraggiante che ci sprona ad andare avanti sulla giusta strada”. Così scrive, in una nota diffusa lunedì 19 agosto, il senatore e segretario della Lega FVG Marco Dreosto.

Calo degli arrivi in Italia

Anche a livello nazionale si sottolinea un calo consistente degli arrivi in Italia attraverso le rotte del Mediterraneo: “Solo quest’anno – affermava il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in un incontro svoltosi la scorsa settimana – è stata impedita la partenza di quasi 60mila migranti dalle coste di Libia e Tunisia”.

“Gli elettori – afferma ancora Dreosto nel suo comunicato – ci avevano chiesto risposte adeguate a un problema epocale e sia il governo nazionale che quello regionale hanno adottato delle misure serie per ridurre i flussi migratori ma soprattutto di cercare di disincentivare le partenze dando un messaggio chiaro che in Italia si deve entrare regolarmente”.

Quadro internazionale critico

Purtroppo il quadro internazionale dice tutt’altro. Se è vero che le politiche di chiusura e salvaguardia dei confini scoraggiano gli ingressi nel nostro Paese, dall’altra parte non si fa che spostare altrove la questione delle migrazioni di massa dovute ai conflitti ed ai cambiamenti climatici.

“Nel suo rapporto del 13 agosto 2024 – osserva Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di Solidarietà, in un recente articolo – l’agenzia europea Frontex ha diffuso dei dati relativi agli arrivi “irregolari” dei migranti in Europa nei primi sei mesi del 2024, suddivisi tra le diverse rotte migratorie”.

“Il dato che balza immediatamente in evidenza riguarda la diminuzione di ben il 67% degli arrivi sulla rotta del Mediterraneo centrale, quella che ha come punto di arrivo l’Italia”.

Aumentano gli arrivi in UE da rotte alternative

“I dati forniti dall’agenzia – prosegue Schiavone – mettono tuttavia in evidenza un parallelo forte aumento degli arrivi nella rotta occidentale verso la Grecia (più 57%) con migranti provenienti in prevalenza da Afganistan, Siria ed Egitto, e soprattutto indicano un’impennata della rotta occidentale atlantica, ovvero quella delle isole Canarie (più 154%)”.

Schiavone evidenzia come, nonostante le difficoltà crescenti nell’attraversare il Mediterraneo centrale, le rotte migratorie verso l’Unione Europea si diversificano senza ridurre significativamente gli arrivi complessivi.

A livello globale, la situazione dei rifugiati non mostra segnali di miglioramento: nel 2024 il numero totale di rifugiati continua a crescere, come rilevato dall’Unhcr. Crisi significative come quella in Siria, Mali e Afghanistan aggravano la situazione: in Siria aumenta il numero di persone bisognose di assistenza, in Mali cresce il flusso di rifugiati dal Sahel, mentre in Afghanistan i rientri forzati dal Pakistan peggiorano le condizioni dei rifugiati.

Così il Report Frontex: “nel 2024, si stima che 16,7 milioni di persone (8,4 milioni di donne e 8,3 milioni di uomini) avranno bisogno di assistenza umanitaria in Siria, rispetto ai 15,3 milioni del 2023”. Sul Mali, snodo cruciale della rotta dell’Africa centrale, i rapporti Unhcr sottolineano come “sin dall’ottobre 2023 si registra un afflusso massiccio di rifugiati e di richiedenti asilo”.

Persone in fuga bloccate e senza protezione

Conclude il presidente di ICS: “La parziale diminuzione degli arrivi evidenziata da Frontex non può essere considerata un fatto positivo perché non è connessa né ad alcun positivo sviluppo della situazione internazionale, né ad un aumento dei reinsediamenti o ad altre forme di ingresso protetto che tolgono fette di mercato ai trafficanti, bensì è indicatore di una situazione allarmante ovvero la crescita del numero di persone con un bisogno di protezione internazionale che vengono forzatamente bloccate nei Paesi di transito (o che più correttamente dovremmo definire Paesi di confinamento) che in parte non possono, in parte non vogliono, assicurare al numero crescente di persone presenti sul loro territorio alcuna protezione effettiva”.

Print Friendly, PDF & Email
Condividi