Cala del 6,9% la produzione industriale del FVG nel terzo trimestre 2023. Previsioni cupe per prossimi mesi

Trieste – La produzione industriale in Friuli Venezia Giulia registra un calo significativo nel terzo trimestre del 2023, con una contrazione del -6,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, seppur in lieve aumento (+0,1%) rispetto al trimestre precedente.

I dati emergono dall’indagine congiunturale di Confindustria Friuli Venezia Giulia presentata martedì 28 novembre a Trieste.

Secondo l’analisi, questo dato negativo è dovuto principalmente all’andamento economico sfavorevole della Germania, importante partner industriale della regione, e agli effetti negativi del conflitto tra Russia e Ucraina.

Il presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia, Pierluigi Zamò, commenta che i segnali di debolezza già precedentemente evidenziati dall’Associazione di categoria trovano conferma nei dati del terzo trimestre e nelle previsioni per il quarto.

Le vendite hanno subìto una forte diminuzione (-10,3%) rispetto alla crescita del +7,1% del trimestre precedente e al +1,4% registrato nel primo trimestre del 2023.

La contrazione è particolarmente evidente nel mercato domestico, con una percentuale del -13,1%, confrontata con le precedenti crescite del +2,1% e +5,6%. Nel mercato estero, le vendite diminuiscono dell’8,4%, mentre nel trimestre precedente erano in aumento del 10,3%.

Anche i nuovi ordini mostrano una contrazione a doppia cifra, registrando un calo del 10% dopo il -5,8% del trimestre precedente.

L’unico dato positivo è rappresentato dall’occupazione, che rimane stabile e presenta addirittura un lieve incremento.

Per quanto riguarda le previsioni, il 50% degli intervistati prevede un ulteriore rallentamento della produzione industriale, mentre il 35% ritiene che ci sarà un assestamento.

Tuttavia, molte imprese sono pronte a potenziare gli investimenti in digitalizzazione e sostenibilità ambientale, sebbene con una leggera riduzione nelle risorse umane, ricerca e sviluppo, ed efficientamento energetico.

Infine, la maggioranza degli intervistati prevede una stabilità delle condizioni di credito.

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