Anno internazionale e Giornata Mondiale dei ghiacciai: nelle Alpi Giulie rischio scomparsa delle nevi perenni

Sella Nevea (Ud) – Il 21 marzo si celebra per la prima volta la Giornata Mondiale dei Ghiacciai, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha anche proclamato il 2025 come Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai. La proposta è stata avanzata dal Tagikistan, uno dei Paesi più montuosi dell’Asia centrale, dove il 6% del territorio è coperto da ghiacci, e successivamente adottata dall’ONU. L’obiettivo di questa ricorrenza è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo cruciale che i ghiacciai svolgono per l’equilibrio climatico e per la vita di miliardi di persone nel mondo.

Considerati veri e propri termometri del pianeta, i ghiacciai stanno perdendo massa a una velocità senza precedenti. Il loro progressivo ritiro modifica la superficie terrestre e innesca un pericoloso circolo vizioso: con meno ghiaccio a riflettere la radiazione solare, il terreno assorbe più calore, accelerando ulteriormente il cambiamento climatico. La questione non è soltanto ambientale, ma ha ripercussioni dirette su approvvigionamento idrico, ecosistemi e attività umane.

L’Italia vanta una lunga tradizione nello studio dei suoi ghiacciai, monitorati dal Comitato Glaciologico Italiano fin dal 1895.

La situazione in Friuli e il convegno sugli ultimi superstiti

Anche il Friuli Venezia Giulia partecipa alla Giornata Mondiale dei Ghiacciai con un’iniziativa di rilievo scientifico e ambientale: il Parco Naturale delle Prealpi Giulie, in collaborazione con la Società Meteorologica Alpino-Adriatica, organizza il convegno Gli ultimi superstiti di ghiaccio dell’Alpe Adria, che si terrà il 21 marzo alle 10.00 presso il Centro Polifunzionale di Sella Nevea.

Le Alpi Giulie custodiscono gli ultimi tre ghiacciai della regione, ormai ridotti ai minimi termini. L’unico ancora classificabile come tale è il Ghiacciaio del Montasio, mentre quelli del Canin orientale, in Italia, e del Triglav, in Slovenia, si sono trasformati in glacio-nevati, residui di ghiaccio e neve che un tempo costituivano un sistema glaciale molto più esteso. Oggi queste formazioni rappresentano appena il 5% del volume che le Alpi Giulie possedevano durante la Piccola Era Glaciale (approssimativamente dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo).

Il Ghiacciaio del Canin, che negli anni ’50 del Novecento copriva una superficie di 9,5 ettari, oggi si è ridotto a soli 1,4 ettari, l’equivalente di poco più di un campo da calcio. Lo spessore medio del ghiaccio, che all’inizio del Novecento superava in alcuni punti i 90 metri, si è drasticamente assottigliato fino agli 11 metri attuali. Il Ghiacciaio del Triglav, in Slovenia, nonostante si trovi alla quota più elevata delle Alpi Giulie (2.700 metri), ha subito una riduzione ancora più drastica: dal 1946 ad oggi è passato da 40 ettari a soli 0,2 ettari, perdendo il 98% della sua estensione.

A resistere più degli altri è il Ghiacciaio del Montasio, situato a una quota inferiore rispetto agli altri (1.900 metri), ma favorito dall’esposizione settentrionale, dall’accumulo di valanghe e dalle abbondanti precipitazioni invernali. Nell’inverno 2023-2024 si sono registrati ben 8 metri di neve, garantendo una temporanea protezione alla sua superficie, attualmente di 7 ettari (0,07 km²).

A preoccupare gli esperti è l’accelerazione della fusione durante le estati sempre più calde e segnate da eventi estremi. Ondate di calore prolungate e piogge intense compromettono la sopravvivenza di questi fragili corpi glaciali, che rischiano di scomparire del tutto entro pochi decenni. La Giornata Mondiale dei Ghiacciai non è solo un’occasione per ricordarne l’importanza, ma anche un monito sulla necessità di agire rapidamente per contrastare i cambiamenti climatici e preservare il poco ghiaccio rimasto.

Il rapporto di Greenpeace

Se non ridurremo le emissioni di gas serra, nel 2050 avremo perso quasi la metà (il 48,5%) della superficie attualmente coperta dai ghiacciai sulle Alpi italiane, mentre nel 2100 dovremo dire addio alla quasi totalità (il 94%) della superficie dei nostri giganti bianchi. È quanto emerge dal rapporto Ghiacciai italiani, addio diffuso il 21 marzo da Greenpeace Italia, in occasione della Giornata mondiale dei ghiacciai (21 marzo) e alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua (22 marzo), quest’anno anch’essa dedicata alla protezione dei ghiacciai. Per sensibilizzare sui rischi di perdere questi preziosi ecosistemi alpini, nei giorni scorsi Greenpeace ha realizzato un’enorme proiezione sul Ghiacciaio Presena Ovest, in Trentino-Alto Adige, dando simbolicamente voce al grido di aiuto che arriva dai giganti di ghiaccio italiani, sempre più minacciati dal riscaldamento globale.

Greenpeace Italia ha inoltre lavorato insieme agli esperti del Politecnico di Zurigo e dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL di Sion, in Svizzera, per offrire un quadro previsionale della fusione dei ghiacciai italiani al 2050 e al 2100. I risultati mostrano che dal 2000 a oggi abbiamo già perso 136 ghiacciai sulle nostre Alpi.

Secondo gli ultimi modelli, se non si faranno passi avanti nel contrasto alla crisi climatica, entro fine secolo avremo perso il 94% della superficie dei ghiacciai italiani, che si ridurrà dagli attuali 379,1 km2 ad appena 22,8 km2. Numeri impressionanti, che corrispondono anche a perdite significative delle riserve idriche rese disponibili ogni estate dai ghiacciai, indispensabili per sopperire alle minori piogge della stagione secca, che poi si ricostituiscono grazie alle nevicate invernali. Se questo meccanismo si dovesse interrompere, quelle preziose riserve d’acqua dolce andrebbero perse per sempre.

Rispettando gli accordi di Parigi sul clima, invece, nei prossimi 25 anni risparmieremmo 800 milioni di md’acqua, sufficienti a riempire circa 35 piscine olimpioniche ogni giorno per 25 anni. Con il tempo, mantenendo il rialzo delle temperature al di sotto dei 1,5°C, la fusione dei ghiacci rallenterebbe fino a stabilizzarsi, e nel 2100 disporremmo ancora di circa 94,4 km2 di ghiaccio, distribuiti in 222 ghiacciai. Di contro, se non faremo nulla per ridurre le emissioni di gas serra, entro fine secolo in Italia saranno rimasti solo 75 ghiacciai, nessuno dei quali in Friuli Venezia Giulia.

«Se non vogliamo dire addio per sempre ai nostri ghiacciai, perdendo così i benefici forniti da questi ecosistemi naturali preziosissimi, dobbiamo mettere un freno alla crisi climatica e adottare un impiego sostenibile delle risorse idriche», dichiara Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia. «Il governo italiano deve fissare obiettivi di riduzione delle emissioni ambiziosi e abbandonare al più presto lo sfruttamento di petrolio, gas e carbone, puntando su fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Deve inoltre ridurre gli sprechi e i consumi idrici, a iniziare da quelli legati all’agricoltura e all’allevamento, nonché il consumo di suolo e la cementificazione».

I risultati completi della ricerca sintetizzati nel rapporto Ghiacciai italiani, addio sono accompagnati dalla mappa interattiva Declino dei ghiacciai italiani dal 2000 al 2100”realizzata grazie al supporto del Global Mapping Hub di Greenpeace International. La mappa, nello specifico, mostra l’evoluzione previsionale dei ghiacciai di tutto l’arco alpino italiano dal 2000 al 2100 e indica il volume d’acqua che potrebbe andare perduta a seguito della fusione dei ghiacci. Ogni dato può essere visualizzato sia in uno scenario business as usual sia in un futuro in cui vengono rispettati gli accordi di Parigi sul clima. Il rapporto e la mappa sono stati prodotti nell’ambito del progetto “Fino all’ultima goccia” di Greenpeace Italia, per denunciare le cause e gli effetti della crisi climatica e della carenza idrica e contribuire a preservare la nostra acqua su un pianeta sempre più caldo.

(Nella foto d’archivio di Carovana dei ghiacciai – Legambiente, il ghiacciaio del Montasio)

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