Anniversario dell’eccidio di Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo

Trieste – Il 28 gennaio 2020 a Mostar si è svolta la Commemorazione dei giornalisti italiani della RAI di Trieste Dario D’Angelo, Marco Luchetta e Alessandro Ota.

Hanno partecipato l’ambasciatore italiano in Bosnie Erzegovina Nicola Minasi e l’associazione Kuća Otvorenog Srca (“Casa dal cuore aperto”).

Dopo “ventisei anni, il ricordo fa ancora terribilmente male. Innanzitutto per le famiglie, ma anche per gli amici, i colleghi, la Rai, la città di Trieste”.

Così scrive Carlo Muscatello, presidente dell’Assostampa del Friuli Venezia Giulia, nel ricordare il 26° anniversario della morte dei giornalisti, inviati della Rai del Friuli Venezia Giulia a Mostar (Bosnia) per un servizio sui bambini nel teatro di guerra.

“A 26 anni di distanza dalla tragedia di Mostar – afferma la senatrice Tatjana Rojc – ancora non abbiamo compreso che la guerra non crea vincitori o vinti ma solo vittime: Luchetta, Ota, D’Angelo erano lì per registrarlo. Sono stati falciati in un luogo simbolo della convivenza tra etnie e religioni diverse. Non è possibile scordarsi di loro, e della fila interminabile di persone che hanno voluto rendere omaggio alle loro salme composte presso la sede della RAI a Trieste, loro luogo di lavoro e di impegno”.

“Assordante era il silenzio delle migliaia di persone – ricorda Rojc – sul sagrato della cattedrale di S. Giusto il giorno dei funerali. Noi, qui, non abbiamo saputo ascoltare il dolore della guerra che imperversava a poche centinaia di chilometri da Trieste, ma quel silenzio era un atto di testimonianza più eloquente di parole o lacrime”.

“Nella Fondazione che porta il nome dei nostri tre giornalisti e che aiuta i bimbi malati che arrivano da luoghi difficili e da altre terre martoriate – aggiunge la senatrice – si rinnova di continuo la testimonianza resa quel giorno dalla città ai suoi figli”.

La Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin accoglie e sostiene i bambini affetti da malattie non curabili nei loro Paesi d’origine.

La Fondazione ha ospitato tantissimi bambini e i loro familiari provenienti dall’Africa, dall’Asia, dal Sud America, dall’Europa orientale e dalla penisola balcanica. Paesi nei quali era impossibile garantire le cure adeguate per quei bimbi, che a Trieste hanno trovato assistenza e cure.

“Da una tragedia, anzi da due immani tragedie – conclude Carlo Muscatello – è nata una grande realtà di speranza e solidarietà. Che vivrà per sempre”.

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