Andrei e Arena attingono ai quaderni di Samuel Beckett mettendo in scena un “Aspettando Godot” frutto di una profonda revisione drammaturgica alla Contrada
Trieste – Un classico del teatro del Novecento “Aspettando Godot”, vengono a farcelo scoprire, con un allestimento nuovo Lello Arena e Massimo Andrei, per la regia dello stesso Andrei, accompagnati da Vincenzo Leto, Elisabetta Romano, Esmeraldo Napodano, Angelo Pepe e Carmine Bassolillo, in scena stasera venerdì 13 gennaio e sabato 14 alle 20.30, domenica 15 gennaio alle ore 16.30. Coproduzione La Contrada con Tunnel Produzioni/Teatro Cilea. Lo spettacolo è il quinto appuntamento in abbonamento della Stagione 2022/2023 del Teatro La Contrada.
Portato fin dal 1953 sui palcoscenici di tutto il mondo, senza soluzione di continuità. Ma come voleva davvero che venisse messo in scena il suo autore, Samuel Beckett? Con quali accortezze, con quali sfumature e indicazioni per la scena e per gli attori? «Con Massimo Andrei abbiamo recuperato per prima cosa i quaderni di regia di Beckett, pubblicati di recente, con le sue variazioni, i suoi interventi e le richieste fatte da autore e da regista agli attori», spiega Lello Arena. «Ne abbiamo ricavato una sorta di vademecum per noi, basato sui suoi desideri. Gli attori dovrebbero sempre riferirsi alle origini: inutile riallestire uno spettacolo se non in ossequio alle ultime indicazioni dell’autore e del regista». Nel 1975 infatti, a ventidue anni dalla prima assoluta parigina di “En attendant Godot”, Samuel Beckett era ritornato sul testo per realizzare una sua regia in lingua tedesca, allo Schiller Theater di Berlino.
È su quella profonda revisione drammaturgica e su quel percorso registico, minuziosamente documentati appunto nel testo riveduto e nel suo quaderno di regia, che si basa il riallestimento di Andrei a Arena. Con alcune differenze fondamentali rispetto alla versione francese: «Beckett voleva che nel nome di questo fantomatico Godot fosse ben chiara la matrice della parola “God”, pretendendo che venisse pronunciato non alla francese ma con l’accento sulla prima sillaba, “Gòdot”. E così lo pronunciamo anche noi», precisa Arena. «Inoltre nella prima partitura c’erano una serie di movimenti obbligati e musiche di scena, mentre nelle ultime regie, siccome si serviva di attori di vaudeville, Beckett aveva lasciato gli interpreti liberi di proporre i loro movimenti di scena». Questo nuovo allestimento riporta invece l’azione scenica, scenografica e testuale del capolavoro di Beckett alle intenzioni più segrete ed intime del suo autore.
«Abbiamo deciso di farlo un po’ da comedian, visto che siamo tutti comici», sottolinea Arena. «Non è sempre detto che le cose serie si debbano dire in maniera pedante. Si può essere divertenti anche nella tragedia e il pubblico di questa edizione ha dimostrato di gradirlo particolarmente. Prendere troppo sul serio Beckett non corrisponde nemmeno alle sue indicazioni».
Questo “Aspettando Godot”, però, ha anche una forte matrice partenopea, «perché siamo tutti attori napoletani, e non ci precludiamo di far sentire questa provenienza. Napoli è una città da sempre abituata a quest’attesa drammatica e tragicomica nella quale, forse, si aspetta di passare da un dittatore all’altro, da un’eruzione all’altra, da un miracolo all’altro».
“Aspettando Godot” non ha perso un grammo della sua attualità. «I protagonisti Vladimiro ed Estragone sono incapaci di muovere la realtà perché pensano sempre che sia affidata all’arrivo di Godot. È una tragedia che ci riguarda moltissimo, soprattutto oggi: siamo sempre in attesa di qualcosa che deve succedere e, fortunatamente, spesso non succede. Siamo nel meccanismo perverso di una informazione che, per sopravvivere a se stessa, deve produrre sempre ipotesi di tragedia. Viviamo di attese inutili e spesso ci perdiamo la vera sostanza, che è quella di stare nel momento, di stare con le persone. Un tema bellissimo per questi tempi».
Info complete al sito www.contrada.it