Ancora disordini ed evasioni dal Centro per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo. La denuncia del Siulp
Gorizia – Lo scorso sabato 5 ottobre tre persone sono riuscite a evadere dal Centro per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo (Go). Altri hanno tentato la fuga ed altri ancora sono saliti sui tetti. L’episodio si è verificato nel corso delle ennesime proteste all’interno della struttura.
Ne dà notizia il Sindacato di Polizia Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia) che, in una nota, sollecita la chiusura della struttura “sino a che non vi sia un ripristino delle condizioni minime di sicurezza e operatività”.
“Da Roma, nonostante i nostri ripetuti appelli per la chiusura, si continua persino a ipotizzare di aumentare la capienza del centro fino a 129 persone, ben 49 in più rispetto al numero attuale – fa sapere il Siulp – Si tratta di una decisione folle, figlia forse delle chiusure di altri Cpr nel Paese, e che dà l’idea di una percezione superficiale e pericolosa della realtà. A Gradisca fughe e rivolte sono all’ordine del giorno. Ci domandiamo come sia possibile ipotizzare di alzare ulteriormente l’asticella”.
Anche la segretaria del Pd provinciale di Gorizia Sara Vito denuncia la situazione: “Queste fughe e proteste avvengono a meno di un mese dagli ultimi disordini senza che nessuna misura sia stata adottata per migliorare le condizioni di detenuti e operatori, nonostante le ripetute segnalazioni dei sindacati di Polizia”.
“Al Viminale non vogliono capire, si disinteressano di degrado e sicurezza, continuano a ignorare le legittime richieste del territorio, e la Regione è muta. Il Governo non ci pensi nemmeno ad aumentare la capienza del Cpr di Gradisca”.
“Il Cpr e la stessa Gradisca sono tenuti deliberatamente in questa situazione, perché – sottolinea Vito – è evidente che in quella struttura si mantengono le condizioni di un malessere costante per i migranti reclusi e di condizioni di lavoro pericolose per chi vi lavora. L’unica soluzione praticabile è chiudere questa degradata struttura colabrodo, non certo mettervi dentro altre decine di persone con l’esito certo di peggiorare la vita dei migranti, aumentare la tensione e creare altro disagio al territorio”.