Addio a Ugo Borsatti, decano dei fotoreporter. Sua la foto del “bacio” tra una ragazza di Trieste e un soldato americano

Si è spento il 21 marzo a Trieste, all’età di 98 anni, Ugo Borsatti, decano dei fotografi e degli iscritti all’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia. Ha testimoniato con i suoi scatti la storia della città nella seconda metà del ‘900. Fra le sue foto più famose quelle dei moti del ’53 e del ritorno di Trieste all’Italia, nonché lo storico “Bacio” ad una ragazza triestina del soldato americano in partenza dalla stazione dopo la fine del Governo Militare Alleato.

Ugo Borsatti era nato il 18 gennaio 1927 a Trieste. Figlio del violinista e compositore Romano Borsatti, si avvicinò alla fotografia in giovane età, realizzando il suo primo servizio il 14 settembre 1943, immortalando un gruppo di militari italiani prigionieri dei tedeschi dopo l’armistizio proclamato da Badoglio.

Nel 1952, Borsatti fondò l’agenzia Foto Omnia, che divenne un punto di riferimento per la documentazione fotografica a Trieste. L’archivio dell’agenzia, composto da oltre 350.000 negativi, è stato dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza, poiché documenta eventi cruciali per la città, come i moti del 1953 e il ritorno di Trieste all’Italia nel 1954.

https://fototecatrieste.it/fondi/archivio-foto-omnia-di-ugo-borsatti/

Tra gli scatti più celebri di Borsatti vi è “Il Bacio”, che ritrae un soldato americano e una ragazza triestina in un momento di affetto durante il periodo dell’occupazione alleata. Questo scatto è diventato un simbolo della rinascita e della speranza nel dopoguerra.

La sua dedizione alla fotografia analogica, preferita al digitale per la sua durata e qualità, ha permesso di conservare intatta la memoria storica di Trieste. Le sue immagini sono state esposte in diverse mostre, tra cui una al MoMA di New York nel 1964. Inoltre, ha collaborato con importanti testate giornalistiche come Il Corriere della Sera, Il Gazzettino e Il Messaggero Veneto. Nel 1995, è stato nominato Cavaliere della Repubblica per il suo contributo alla documentazione storica e culturale.

 

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