A Cividale Franco Fornasaro presenta “Aventure Imprevue” e parla di accoglienza “leale e reale”
Cividale del Friuli (Ud) – Pubblico delle grandi occasioni nella serata di mercoledì 18 ottobre alla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Cividale per la presentazione del libro “Aventure Imprevue. Viaggio senza biglietto dall’Africa all’Europa” di Razak Issaka e Riccardo Roschetti, promosso dal Civiform di Cividale del Friuli.
All’incontro, moderato dallo scrittore e giornalista di origini istriane Franco Fornasaro, ben noto ai cividalesi non solo per la produzione letteraria ma anche per la sua pluridecennale attività di farmacista presso la città del Natisone, erano presenti il sindaco di Cividale Stefano Balloch e l’assessore all’istruzione Catia Brinis.
Il sindaco ha espresso la sua stima per l’accoglienza operata dal Civiform, un’istituzione con una lunga tradizione educativa nei confronti dei giovani privati del sostegno familiare in una terra che ha vissuto i drammi dei due conflitti mondiali.
A questo proposito Balloch ha ricordato le prossime celebrazioni per il centenario della disfatta di Caporetto, che si svolgeranno a Cividale.
Il dott. Fornasaro ha espresso la sua profonda empatia per la storia raccontata nel libro, dove si descrivono antefatto, svolgimento e lieto fine di una fuga dall’Africa durata molti mesi, da Lomé nel Togo fino a Reggio Calabria, Udine e Cividale attraverso le rotte dei trafficanti di vite umane del Sahara, della Libia e del Mediterraneo.
Il quindicenne Razak, che nella capitale del Togo frequentava la decima classe della scuola ed era in procinto di diplomarsi, in una tragica giornata ha perso suo padre, attivista politico, ucciso dai sicari del regime di Faure Gnassingbé. Sfuggito per un soffio agli uomini del dittatore, non gli è rimasto che scappare.
Approdato in Nigeria, dove avrebbe voluto continuare a studiare, è stato invece mandato a lavorare in campagna come pastore. Incontrato un gruppo di migranti sulla via del deserto, pur di migliorare la sua condizione si è aggregato a loro.
Da quel momento ha vissuto il dramma di centinaia di migliaia di fuggiaschi le cui storie di violenze, guerre e miseria in patria conducono sulla via che porta all’Europa.
Fornasaro nell’introdurre gli autori ha ricordato la sua storia personale di figlio e nipote di esuli dall’Istria nelle tragiche vicende del confine orientale dopo la seconda guerra mondiale. Suo padre traghettò personalmente con un’imbarcazione una cinquantina di fuggiaschi dall’Istria all’Italia.
“Esistono macroragioni perché si verifichino questi eventi biblici – ha detto lo scrittore. – Ci sono le pesanti responsabilità del colonialismo, che ha stabilito confini assurdi non rispettosi delle condizioni originarie dei popoli. Si trovano così a dover convivere culture diverse che entrano in contrasto tra loro, una volta scossi gli equilibri”.
“Ci sono poi le microragioni, legate alle vicende individuali. La più impellente è la paura. Si scappa perché è insostenibile convivere con le minacce, con vicinanze etniche che costituiscono un costante pericolo. Tutto vero, ma la paura – ha osservato Fornasaro – non è la migliore consigliera; la paura non pone condizioni”.
“Razak è il paradigma del profugo del terzo millennio. Al di là di ogni considerazione, anche politica, va compreso che questa nuova forma di fuga ha molto in comune con le migrazioni dell’Ottocento”.
Fornasaro si è poi soffermato sul ruolo del Civiform “un istituto ultracentenario che ha soccorso tutti”. Ha il mandato di progettare un’integrazione “completa, leale e reale”. Solo così si può contrastare l’intolleranza.
Ha quindi introdotto gli interventi degli autori di “Aventure Imprevue”, da lui definito “Un libro vero, racconto emozionante, avventura cruda”.
Riccardo Roschetti, antropologo, educatore al Civiform, ha esordito citando la poesia di Pier Paolo Pasolini “Profezia”, che il poeta friulano aveva dedicato a Jean Paul Sartre. Uno scritto profetico, che già nel 1964 presagiva le rotte della nuova migrazione.
Ha raccontato poi le circostanze in cui è nato il racconto, inizialmente scaturito come atto di amicizia, senza alcun pensiero riguardo ad una pubblicazione: “Durante i momenti liberi – ha ricordato il giovane scrittore – ero accanto a Razak, mi incuriosiva la sua storia così diversa dalle altre”.
E poiché “la vita, amico, è l’arte dell’incontro” – una citazione di Vinicius De Moraes cara a Roschetti – a partire da quelle conversazioni è venuta la richiesta a Razak prima di tenere un diario in francese e poi di raccontare, in italiano, la fuga e il viaggio.
L’antropologo poi ha integrato la storia con l’indispensabile antefatto: la situazione del Togo, un Paese multietnico colonizzato prima dai tedeschi e poi dai francesi; le tradizioni della cultura di appartenenza di Razak; la presa di coscienza politica all’indomani della seconda guerra mondiale.
Riccardo Roschetti quindi assieme all’amico Razak ha ripercorso i tratti salienti dell’avventura focalizzando i momenti clou: la traversata del Sahara, la drammatica detenzione in Libia, la traversata del Mediterraneo, l’arrivo a Reggio Calabria, le traversie sui treni italiani che hanno portato il ragazzo togolese ad approdare, in modo totalmente imprevisto, alla stazione di Udine e infine al Civiform di Cividale.
Lunghi applausi hanno salutato le letture dei brani del libro da parte di Razak.