Omicidio di Nadia Orlando: la Regione possibile parte civile nel processo
Trieste – La Regione sta valutando, attraverso gli uffici competenti, la possibilità di costituirsi parte civile nel processo di femminicidio che ha coinvolto la dignanese Nadia Orlando, assassinata lo scorso 31 luglio.
Ciò è quanto emerso nel corso della seduta del Consiglio regionale del 14 febbraio, con la risposta della Regione ad una specifica interrogazione sul tema da parte dei consiglieri del M5S.
A chiedere la costituzione come parte civile, anche la petizione con oltre 16.700 firme di cittadini e una mozione depositata dalle opposizioni.
“Nadia non c’era più, la giustizia prendeva decisioni che non potevamo né capire né condividere, così non potevamo starcene con le mani in mano. Siamo andati per le strade, per le piazze, per i mercati e abbiamo raccolto queste firme per la petizione che qui presentiamo, ma ci muoveremo anche a livello nazionale per chiedere la revisione dell’attuale sistema delle misure cautelari: per Nadia, per le vittime come lei, perché non siano dimenticate, perché non si ripeta”.
Così il gruppo di giovani amici di Nadia Orlando aveva presentato lo scorso novembre la petizione al presidente del Consiglio regionale Franco Iacop. Con questa, oltre 16.700 persone, a seguito della concessione da parte del Tribunale del riesame di Trieste degli arresti domiciliari all’imputato, chiedono alla Regione di costituirsi parte civile nel procedimento penale e di farsi parte attiva presso le competenti autorità statali affinché il provvedimento degli arresti domiciliari venga revocato e venga disposta la custodia cautelare in carcere per ragioni di pubblica sicurezza.
A riceverla – presenti il papà e la mamma della giovane vittima – il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop e tanti consiglieri, Dal Zovo, Zilli, Zecchinon, Boem, Agnola, che in questo modo hanno voluto dare un segno tangibile del sentimento di profonda vicinanza alla famiglia, ma più in generale a tutte le vittime di femminicidio.
È stato ricordato come questa scelta che la Regione potrebbe intraprendere rappresenterebbe un’azione molto importante a livello valoriale, rafforzando e testimoniando l’impegno a costruire una società più equilibrata e più uguale.
Sono quindi state messe in evidenza una serie di iniziative che la Regione ha da tempo avviato per contrastare il fenomeno della violenza di genere; ne sono un esempio il sostegno ai Centri antiviolenza, la promozione paritaria di donne e uomini in tutti gli ambiti della vita economica, sociale e del lavoro.
È stato poi ricordato come nel corso della legislatura la Regione abbia anche promosso, stimolato ed accolto iniziative contro la violenza sessuale, fisica, psicologica ed economica, i maltrattamenti, le molestie e i ricatti a sfondo sessuale in tutti gli ambiti sociali, a partire da quello familiare e da quello lavorativo.
Tra le azioni messe in campo in Friuli Venezia Giulia figura anche il progetto Matelda che, nel 2017, ha dato supporto a un centinaio di persone e che sostiene la conciliazione tra lavoro e genitorialità delle donne inserite in percorsi di uscita da situazioni di violenza.
Il progetto sarà ripetuto anche nell’anno in corso e sarà portato, attraverso l’associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (Aiccre), quale buona pratica alla conferenza europea di Bilbao sullo stato dell’arte della parità tra donne e uomini nei diversi territori e regioni d’Europa.