Consegnato a Gorizia al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al Presidente emerito della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, il Premio “Santi Ilario e Taziano”
Gorizia – È stato consegnato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al Presidente emerito della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, il Premio “Santi Ilario e Taziano – Città di Gorizia” – giunto alla 25° edizione – nel corso della cerimonia che si è svolta al Teatro comunale Giuseppe Verdi a Gorizia.
Ecco la versione integrale del discorso del Presidente della Repubblica:
Ringrazio il Presidente Pahor per le sue parole e per le sue importanti considerazioni, nelle quali mi riconosco.
Rivolgo un saluto al Presidente della Regione, all’Ambasciatore di Slovenia, al Sindaco di Gorizia, all’Arcivescovo e, con lui, al Vescovo di Koper-Capodistria.
Avverto l’onore di ricevere questo riconoscimento insieme al Presidente emerito della Repubblica di Slovenia Pahor – l’amico Borut – e sottolineo il significato che assume questo momento, che esprime la vocazione della Città di Gorizia a essere protagonista del progetto europeo.
Gorizia vive un anno straordinario: un mese fa ero qui insieme alla Presidente slovena, Natasha Pirc Musar, cui rivolgo un pensiero di grande e cordiale amicizia. Vi hanno partecipato tante autorità, presenti anche oggi, per celebrare l’inizio dell’anno di Nova Gorica e Gorizia congiuntamente Capitale Europea della Cultura.
Credo che tutti, quel giorno, in Piazza della Transalpina, abbiamo avvertito di essere testimoni di un momento di rilevanza storica, capace di immettere effetti profondi nel futuro d’Europa.
Al Presidente Pahor e a me è toccato in sorte felice di assistere in prima persona a un evento straordinario: la progressiva trasformazione di un confine, concepito come traccia divisoria nel cuore di una città e di una popolazione, in luogo di incontro e di condivisione.
Questa cerimonia mi sembra possa iscriversi in questo mutamento.
Una libertà rinnovata e ritrovata, di movimento, di fraternità, il cui merito non è di singole persone né delle istituzioni – il cui contributo è, naturalmente, prezioso – bensì è frutto delle nostre società civili, che hanno saputo con pazienza ricostruire quei legami di amicizia, di solidarietà, di fiducia reciproca che i funesti eventi del Secondo conflitto mondiale, e degli anni precedenti, avevano reciso in quest’angolo di territorio che aveva visto italiani, slavi, tedeschi, vivere in pace.
Dobbiamo ai cittadini di queste terre il successo di questo percorso: società mature, cresciute in democrazia, con efficaci anticorpi rispetto alle lusinghe sterili e pericolose dei nazionalismi, che hanno arrecato tanti gravi danni.
La comunione di intenti tra le autorità politiche di Slovenia e Italia rappresenta il riflesso istituzionale di un impulso che trova le sue radici nei rispettivi popoli, nel desiderio di amicizia espresso dai cittadini, divisi da un confine fisico, eredità della guerra, ma uniti nella convinzione che gli orrori, il sentimento di ritorsione e della rivalsa dovevano lasciar posto alla convivenza pacifica, alla riconciliazione.
È così che Gorizia e Nova Gorica, da sempre crocevia di popoli, lingue, culture diverse, si sono fatte – mano nella mano, come ha ricordato il Sindaco Ziberna – veicolo di questo obiettivo.
Le due città hanno coraggiosamente trasformato la prossimità geografica delle due identità in un’opportunità, dando vita a un esempio inestimabile non soltanto per i nostri due Paesi, ma per l’intera Europa e per i valori che il progetto europeo rappresenta.
La cooperazione come scelta consapevole e razionale per mettere a fattor comune, a vantaggio delle persone, conoscenze, risorse, cultura, esperienze. La frontiera, da luogo ostile diventa così fattore di opportunità, di incontro di risorse, di crescita, nell’economia, nella scienza, nelle identità culturali. Lo sottolineava poc’anzi il Presidente Fedriga, ed è davvero apprezzabile la sfida di far sì che il Friuli possa rappresentare un laboratorio di idee della cultura trasfrontaliera, per una Unione Europea capace di affrontare i temi cruciali proposti dallo scenario globale.
Il fisico Carlo Rubbia – illustre goriziano – vincitore del Nobel, nel discorso pronunciato in quella occasione, nel 1984, volle porre in evidenza proprio questo aspetto, sottolineando come le ricerche scientifiche, le scoperte scientifiche per le quali veniva premiato nascevano da un laboratorio “costruito sull’idea stessa di un mondo aperto per la scienza, quale prerequisito per sviluppi pacifici”, richiamando l’importanza di uno “spirito di desiderio collettivo di scoperta, e non di potere o lotta”.
Principi che ritroviamo nel percorso straordinario di Borut Pahor con il quale sono lietissimo di condividere questo premio; e con cui, soprattutto, ho avuto il privilegio di condividere un tratto di cammino nell’impegno a favore dell’amicizia tra i nostri due Paesi. Esperienza che abbiamo vissuto non soltanto come dovere civico e istituzionale verso i nostri rispettivi popoli, ma anche come responsabilità doverosa per realizzare un futuro di pace per il nostro continente.
L’alternativa pericolosa a questo progetto, Italia, Slovenia, Europa, l’hanno conosciuta in tutta la sua drammaticità.
Il primo insignito di questo premio, nel 2001, l’artista Anton Zoran Music – arrestato e deportato a Dachau durante la Seconda Guerra Mondiale – riversò la sua preziosa e tragica testimonianza nei disegni salvati dal lager, il noto ciclo che – con rara preveggenza – volle intitolare “Noi non siamo gli ultimi”. L’orrore dei campi di concentramento e il lungo inverno dei massacri, dopo il 1945, si sono troppe volte ripetuti. Non è l’abbandono alle illusioni a evitarli, ma l’impegno dei popoli e il coraggio delle istituzioni di non venire mai meno al rispetto della dignità delle persone.
Sono grato alla Città di Gorizia che, nel volermi insignire del riconoscimento intitolato ai suoi patroni, Ilario e Taziano, santi alle radici della fede cristiana nel cuore d’Europa – come ci ha ricordato mons. Redaelli – e pilastri di una Chiesa, quella di Aquileia, capace di tenere insieme popoli e culture diverse, mi offre l’occasione per evidenziare che la strada della cooperazione, come Nova Gorica e Gorizia testimoniano, porta al successo.
La comune esperienza di Capitale Europea della Cultura Transfrontaliera per il 2025 è una pagina di speranza e di fiducia nei popoli europei, nella capacità dell’Europa di costruire storia, seguendo i suoi valori.
Non posso concludere senza rinnovare la mia riconoscenza per questo prestigioso riconoscimento.
Grazie!
(Discorso e foto dal sito quirinale.it)