Crisi Adriatronics, ferie forzate per 350 dipendenti. Protesta ai cancelli dello stabilimento
Trieste – Si aggrava la crisi industriale che coinvolge Adriatronics, ex Flex. L’azienda, acquisita a gennaio dal fondo tedesco FairCap, ha imposto ferie forzate ai suoi 350 dipendenti, una decisione che ha suscitato ulteriori preoccupazioni per il destino dei lavoratori. L’annuncio è arrivato in un momento di grande incertezza per il futuro dello stabilimento triestino, al centro di una vertenza ancora aperta presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit).
L’ultimo incontro a Roma, tenutosi mercoledì scorso, aveva portato a un’intesa sulla ricerca di nuovi acquirenti per salvaguardare l’attività e i posti di lavoro. Tuttavia, la decisione unilaterale di FairCap di sospendere i lavoratori ha fatto crescere il malcontento tra le sigle sindacali, che lo scorso lunedì 3 marzo hanno organizzato un presidio davanti ai cancelli della fabbrica. L’Usb ha definito “inammissibile” la scelta dell’azienda, sottolineando come in passato lo stabilimento avesse sempre raggiunto accordi sindacali per le chiusure collettive.
La crisi si era aperta con la decisione di Flextronics, multinazionale americana che gestiva il sito, di chiudere l’impianto e cederlo al fondo FairCap. Quest’ultimo ha ricevuto circa 20 milioni di euro dalla stessa Flextronics per coprire gli incentivi all’esodo e garantire gli stipendi fino alla successiva vendita. Il piano industriale del fondo tedesco, però, è stato da subito contestato per la sua scarsa concretezza e per l’intenzione di ridurre il personale.
Fim, Fiom e Uilm hanno espresso preoccupazione per la gestione della crisi, chiedendo che la cessione avvenga in modo trasparente e che i nuovi acquirenti garantiscano la reindustrializzazione e la salvaguardia dei posti di lavoro.
Anche la politica si è mobilitata: la deputata dem Debora Serracchiani ha sottolineato come, a differenza di altre vertenze, in questo caso il ruolo del Governo appaia meno incisivo. “Il destino di 350 lavoratori non può rimanere appeso all’arbitrio di un fondo finanziario – ha dichiarato –. Il Governo ha il dovere di intervenire e di individuare possibili acquirenti, vista la disponibilità alla vendita espressa da FairCap. È necessario convocare al più presto un tavolo al Mimit”.
FairCap ha confermato la volontà di cedere lo stabilimento, ma il nodo resta l’identità del futuro proprietario e le garanzie per i dipendenti. Mentre istituzioni e sindacati lavorano per scongiurare il peggio, tra i lavoratori cresce la preoccupazione per un destino ancora incerto.