Le donne vittime di violenza raccontano i loro percorsi con la giustizia: presentata un’indagine

Trieste – È stata presentata martedì 26 novembre al Circolo della Stampa di Trieste l’indagine curata dal Centro antiviolenza GOAP sui percorsi giudiziari delle donne che escono da situazioni di violenza di genere.

I GOAP (Gruppi Operativi per l’Attuazione della Protezione) sono realtà multidisciplinari che hanno l’obiettivo di garantire la sicurezza e il supporto alle donne vittime di violenza, coordinando interventi tra diversi enti e servizi.

Il GOAP di Trieste rappresenta un modello avanzato di rete antiviolenza. Questo gruppo opera dal 1999 ed è composto da una molteplicità di attori che lavorano insieme per garantire una protezione efficace alle donne vittime di violenza, basandosi su protocolli condivisi.

Ad illustrare la ricerca la psicologa e psicoterapeuta Maria Grazia Apollonio e l’operatrice Tatjana Tomicic.

Lo studio prende le mosse dai racconti delle donne vittime di violenza che quotidianamente si rivolgono al Centro di via San Silvestro 3/5 a Trieste: sono state 312 le donne che si sono rivolte al GOAP per la prima volta nel 2024 (dati aggiornati al 31 ottobre) contro le 282 che lo avevano fatto nel 2023, con un aumento delle giovani under 25 a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin.

Protagoniste dei racconti delle donne sono in primo luogo le violenze subite, ma anche la sofferenza per un percorso giudiziario che ritengono faticoso e nel quale non si sentono sufficientemente accolte e tutelate. Un’insoddisfazione che riguarda anche i bambini e le bambine coinvolti, che non trovano il dovuto ascolto e la dovuta protezione.

Con l’obiettivo di approfondire tale percezione, operatrici e volontarie del G.O.A.P hanno somministrato un’intervista semi-strutturata a 243 donne che si erano rivolte al Centro negli anni 2019, 2020 e 2021.

Inoltre, alla luce delle nuove norme introdotte recentemente (c.d. Riforma Cartabia1 e c.d. Riforma Rocella2), sono stati raccolti i dati e gli esiti dei percorsi giudiziari relativi alle donne seguite dal Centro Antiviolenza G.O.A.P. e che hanno avviato procedimenti giudiziari penali nel periodo compreso tra dicembre 2023 e maggio 2024: in questo caso sono stati analizzati i percorsi di 40 donne che hanno effettuato presso il G.O.A.P. almeno 3 colloqui dopo il mese di dicembre 2024 e che sono state coinvolte in procedimenti giudiziari penali, o in seguito a querela, o perché il procedimento è stato avviato d’ufficio.

Coerentemente con i dati raccolti a livello nazionale, il campione si caratterizza per trasversalità in relazione all’età, alla nazionalità, al livello culturale.

Nella quasi totalità dei casi chi agisce violenza è il partner o l’ex partner.

Facendo una media tra il campione 2019 e il campione 2020/21, tra le donne che hanno querelato e/o per le quali si è aperto un procedimento d’ufficio (circa il 55% del campione), solo una minoranza (in media circa il 30%) ha richiesto ed ottenuto un provvedimento di tutela.

Per il campione 2020/21 solo nel 31% dei casi il maltrattante è stato condannato, nel 36,6% dei casi c’è stata un’archiviazione. Il 15% circa delle donne che hanno querelato ha poi ritirato la querela.

Le donne sposate con il partner maltrattante e che avviano un processo di separazione nella metà dei casi ricorrono a una separazione di tipo consensuale.

Per quanto riguarda la tutela delle bambine e dei bambini convolti, si evince quanto sia frequente la disposizione di un affidamento condiviso tra genitori (disposto in media in più della metà dei casi, circa nel 72% delle situazioni) anche in presenza di querele, indagini o addirittura condanne per violenza contro la partner e quanto siano rari (circa il 20% dei casi) i provvedimenti ablativi della responsabilità genitoriale del padre sospettato di aver agito violenza, indagato per questo tipo di reato o condannato.

Raramente gli incontri padre-figlio vengono sospesi anche solo temporaneamente (8% dei casi), a volte proseguono in un contesto protetto (30% dei casi), ma più spesso proseguono liberamente sulla base di un calendario di incontri (42% dei casi).

Alla base l’idea piuttosto radicata — afferma Maria Grazia Apollonio — che un uomo violento può essere un buon padre.

Circa la metà delle donne intervistate si dice non soddisfatta del percorso intrapreso a livello giudiziario e riporta la sofferenza legata a questa esperienza.

Sicuramente le nuove norme introdotte stanno apportando dei miglioramenti: in particolare nei percorsi giudiziari avviati dopo dicembre 2023 si nota un aumento di misure di tutela emesse a favore delle donne e dei loro figli, in tempi brevi.

Sta inoltre gradualmente diminuendo il ricorso all’affidamento condiviso (che attualmente si attesta al 52%) e più spesso gli incontri tra il padre sospettato di aver agito violenza e i figli vengono temporaneamente sospesi (nel 24% dei casi analizzati) o proseguono in contesto protetto o presenziato (33% dei casi).

Per saperne di più: www.goap.it

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