Trieste, secondo sgombero dei migranti dal Porto Vecchio. Le critiche delle associazioni
Trieste – Si sono svolte nella mattina di mercoledì 20 novembre le operazioni di sgombero di persone dall’area del Porto Vecchio di Trieste, dove da mesi un centinaio di migranti viveva in condizioni precarie tra sacchi a pelo, tende da campeggio e giacigli improvvisati. Le forze dell’ordine, affiancate da Protezione Civile, Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri, Esercito e Vigili del Fuoco, sono intervenute intorno alle 7 per identificare le persone presenti, controllarne i documenti e sottoporle a visite mediche preliminari.
Questa è la seconda operazione di sgombero nella zona, dopo quella dello scorso giugno che aveva interessato l’area del Silos, poco distante. Tuttavia, il continuo afflusso di migranti lungo la rotta balcanica ha riportato molte persone a rifugiarsi nel Porto Vecchio, sfruttando edifici fatiscenti abbandonati.
L’assessore Roberti: 230 migranti trasferiti
L’assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, ha definito l’intervento “un’operazione di sistema” e ha sottolineato il ruolo del Ministero dell’Interno, che ha autorizzato il trasferimento di 170 migranti fuori dalla regione, con un totale di 230 trasferimenti previsti questa settimana. Roberti ha inoltre evidenziato che tali interventi, effettuati con cadenza regolare, mirano a ridurre la pressione sui centri di accoglienza di Trieste e della regione.
“Questo tipo di operazioni consente alla città di respirare e di lavorare più serenamente sull’accoglienza,” ha dichiarato l’assessore. “Continueremo su questa strada, con trasferimenti periodici e interventi mirati per gestire la pressione sul territorio.”
Critiche dalle associazioni
Non sono mancate le polemiche. Le associazioni attive nell’assistenza ai migranti, tra cui ICS, Linea d’Ombra ODV, Diaconia Valdese e No Name Kitchen, hanno contestato l’efficacia e la gestione dell’operazione: “Lo ‘sgombero’ dei migranti dall’area del Porto Vecchio, in corso nella giornata odierna – scrivono in un comunicato congiunto – si configura come un semplice trasferimento di richiedenti asilo costretti a vivere in condizioni precarie e pericolose dopo la chiusura del Silos lo scorso giugno. Questo trasferimento permetterà finalmente a queste persone, fino ad ora abbandonate, di accedere all’accoglienza che spetta loro in base alle normative vigenti, finora disattese”.
“L’intervento non risolve il problema ma lo sposta. Si limita a offrire un sollievo temporaneo, senza affrontare le cause strutturali del fenomeno”.
Le associazioni hanno criticato la mancanza di interventi pianificati, come l’ampliamento delle strutture di accoglienza o l’incremento dei trasferimenti. “Se i richiedenti asilo avessero avuto accesso a un’accoglienza adeguata fin dal loro arrivo, la situazione del Porto Vecchio non si sarebbe verificata” denunciano, evidenziando anche il rischio di sfruttamento per chi è costretto a vivere in condizioni precarie.
Per le associazioni, inoltre, è “gravissima la decisione di celare l’intera operazione alle associazioni che quotidianamente si occupano dei migranti abbandonati dalle istituzioni. L’operato di queste realtà sul campo è ciò che concretamente impedisce il peggioramento della situazione, anche sotto il profilo della sicurezza”.
Il governatore del Friuli Venezia Giulia
Sul piano istituzionale, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha difeso l’operazione definendola un intervento “di legalità” e lanciando un messaggio chiaro: “A chi pensa di poter arrivare e vivere illegalmente sul nostro territorio, le istituzioni rispondono che non è possibile”.
Fedriga ha inoltre invitato a mantenere un confronto rispettoso delle istituzioni, replicando alle critiche delle associazioni: “È pericoloso mettere in discussione l’imparzialità di enti come la Prefettura e la Questura. Le regole vanno rispettate da tutti”.
Un problema ancora irrisolto
Nonostante l’intervento odierno, il flusso migratorio lungo la rotta balcanica continua a rappresentare un nodo critico per Trieste e il Friuli Venezia Giulia. La questione rimane aperta, tra operazioni di sgombero, trasferimenti e la necessità di soluzioni strutturali più efficaci, mentre si avvicina l’inverno e le difficoltà dei migranti in transito, che continuano a giungere in città nonostante i controlli ai confini, rischiano di aggravarsi ulteriormente.
Per saperne di più, si può consultare il Report di ottobre delle associazioni di assistenza ai migranti: