La rivista Juliet partecipa a Paratissima 2024

FVG – A Torino, dal 30 ottobre al 3 novembre 2024, in concomitanza con le altre fiere e manifestazioni dedicate all’arte contemporanea  – come Artissima e the Others -, si svolgerà anche Paratissima. La sede di quest’anno sono le Palazzine di Corso Mortara 34.

Juliet partecipa a Paratissima 2024 che sarà ospitata nelle Palazzine di corso Mortara 34. Ricordiamolo per i più disattenti che Juliet è una rivista (cartacea) bimestrale fondata, a Trieste, nel 1980, da un piccolo gruppo di sognatori e che dopo tanti anni continua ancora a mantenere le posizioni, il che è cosa non da poco, vista la moria continua della carta stampata. Da quel primo azzardato gesto la rivista ha poi intrapreso un percorso di diffusione internazionale dedicato alla cultura contemporanea, dedicandosi all’approfondimento di argomenti legati alle arti visive, all’architettura, al design, al fumetto, alla moda, alla fotografia, alla filosofia, alla letteratura, all poesia. Saggi, interviste, reportage, pagine fotografiche, rubriche e notizie brevi caratterizzano l’architettura di ogni fascicolo.

Nello spazio sito al terzo piano di questo ex edificio per uffici, che ospita l’edizione 2024 di Paratissima, la rivista Juliet oltre alla diffusione degli ultimi numeri e delle più recenti pubblicazioni, proporrà una mostra dal titolo che molto prosaicamente recita “Paesaggi” e che vede riunite le proposte di cinque autori, diversi per formazione e per provenienza geografica, e di cui negli anni ha però seguito il percorso artistico e ne ha promosso il lavoro per mezzo di progetti editoriali ed espositivi di varia natura.

Diciamo subito che il titolo può essere fuorviante, visto che non ci troveremo di fronte a opere di carattere descrittivo o naturalistico; tutt’al più ci possiamo riferire a eventuali ritagli di “paesaggio” che fungono da dettaglio, da aneddoto o da cifra che lega il soggetto al contesto. E ogni autore declina a suo modo e con la sua specifica singolarità questi “paesaggi proiettivi”.

Ecco perché il tema è declinato in maniera incidentale, ed è da intendersi non in maniera descrittiva quanto per i riferimenti a orizzonti interiori o spirituali, secondo un processo che dall’esterno rinvio all’intimo e al nascosto, all’alchemico e al neuronale.

Abbiamo chiesto a Roberto Vidali, direttore editoriale della rivista Juliet il motivo di questo titolo: “Il titolo vuole indicare qualcosa che non c’è o che è riscontrabile solo in parte. Vuole indicare un altrove, un mondo oltre lo specchio che le parole non sempre colgono, perché spesso il segno è più inestricabile di un racconto e offre il destro a un gioco aperto di fantasie”.

Sebbene le opere qui esposte, di primo acchito, rispondono a istanze emotive distanti fra loro, in seconda battuta denotano, tuttavia, nel loro linguaggio espressivo delle note comuni legate alla dinamica di un canto cromatico molto articolato e vivace. Nessuna sottrazione eccessiva, quindi, né rarefazione concettuale che possa farci pensare alla pittura che negli anni Settanta voleva condurre all’azzeramento del segno, è quindi riscontrabile nelle opere proposte a Paratissima, in occasione di Art Week. Pertanto, non troviamo traccia o memoria della poetica Ryman, né, ancora prima, di quella di Malević.

Ecco, dunque, una mostra costruita sulla falsariga di un dialogo continuo tra opera e opera, come in un recitativo a più voci o in un dialogo contrappuntistico, in cui un segno rimanda all’altro, e un colore fa da controcanto a quello che gli sta accanto o di fronte.

Cinque sono gli autori che ritroveremo sulle pareti dello stand Juliet, sotto la bandiera di “Paesaggi”: Elisabetta Bacci, Nino Barone, Enrico T. De Paris, Giovanni Pulze, Tobia Ravà.

Dobbiamo infine ricordare che la visita allo stand Juliet merita una piccola sosta perché, nella giornata del vernissage e nei giorni di visita, sarà distribuito in anteprima il calendario 2025 che la rivista ha realizzato in collaborazione con Sinegraf d.o.o. e la t-shirt che è stata co-prodotta con Workline srl.

Dida Immagine: Tobia Ravà “Sullam – Scala di sequenze” 2015, resine e tempere acriliche su tela, 50 x 70 cm. Courtesy Galleria d’Arte l’Occhio, Venezia

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