Occupazione femminile in FVG: tassi superiori alla media nazionale, ma ancora lontani dall’Europa

FVG – In Italia, l’occupazione femminile presenta diverse criticità, ma il Friuli Venezia Giulia registra dinamiche migliori rispetto al contesto nazionale.

Secondo l’Ufficio Studi di Confindustria Udine, basato su dati Eurostat e Istat, nel secondo trimestre del 2024 il tasso di occupazione delle donne tra i 20 e i 64 anni è stato del 57,6% a livello nazionale, mentre in Friuli Venezia Giulia è salito al 69,4%, avvicinandosi alla media europea del 71%.

Tuttavia, il dato regionale rimane inferiore a quello di Paesi come Germania (77,7%) e alcune nazioni nordiche, come l’Olanda (79,9%) e la Svezia (80,8%).

In Italia, la disparità tra i tassi di occupazione maschile e femminile è notevole: mentre il 76,8% degli uomini lavora, solo il 57,6% delle donne è occupato. Anche in Friuli Venezia Giulia, dove il tasso maschile è dell’81,6%, questa differenza è evidente. Le donne italiane sono spesso costrette a lasciare il lavoro a causa della maternità, con oltre il 52% di queste uscite legate alla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.

Un altro fattore che incide sull’occupazione femminile è l’alto tasso di part-time tra le donne. Nel secondo trimestre del 2024, il 31% delle donne italiane lavorava a tempo parziale, rispetto al 7,1% degli uomini. Inoltre, molti di questi lavoratori vorrebbero aumentare il loro orario di lavoro: nel 2023, il 54,8% dei part-time desiderava lavorare di più, con una percentuale ancora più alta tra gli uomini.

L’occupazione femminile risente anche della scarsa presenza di donne nelle lauree STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), che influiscono positivamente sui tassi di occupazione. Solo il 16,8% delle donne laureate in Italia ha un titolo in queste discipline, contro il 37% degli uomini, il che evidenzia un divario significativo.

Secondo Michele Nencioni, direttore generale di Confindustria Udine, ridurre questi divari di genere nel mercato del lavoro sarebbe fondamentale non solo per promuovere equità, ma anche per favorire la crescita economica del Paese.

Un aumento del 10% della partecipazione femminile al lavoro potrebbe incrementare il PIL di pari misura nel lungo periodo, secondo le stime della Banca d’Italia.

Nencioni ha sottolineato l’importanza di migliorare le politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia, aumentando i servizi per l’infanzia e promuovendo l’uso dei congedi parentali anche da parte dei padri. Inoltre, ha suggerito una revisione del sistema fiscale per non disincentivare l’offerta di lavoro femminile e ha proposto di favorire una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro, introducendo benefit aziendali che includano servizi di assistenza per l’infanzia.

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