“Tire fûr la lenghe”, l’indagine sull’uso del friulano: quasi 450mila le persone che lo parlano
Udine – La lingua friulana è oggi parlata attivamente da 444.000 persone, il che corrisponde a oltre metà della popolazione residente nei Comuni dichiaratisi di lingua friulana del Friuli Venezia Giulia e del Veneto orientale. Sono invece circa 700.000, ossia 9 persone su 10, quelle che la comprendono.
La lingua friulana risulta presente in maniera ancora rilevante sulla gran parte del territorio friulano ed è considerata una parte fondamentale del patrimonio linguistico e culturale del Friuli.
Le aree con le percentuali più alte di utilizzo attivo del friulano sono il Friuli centrale, l’area Collinare e la Carnia. In sostanza, per la grande maggioranza delle zone indagate, il friulano è parlato da almeno una persona su 2 e una su 4 potrebbe riattivare la sua competenza in friulano se incoraggiata all’uso. Anche città quali Udine, Pordenone e Gorizia rivelano positive sorprese.
L’indagine “Tire fûr la lenghe”
I dati riportati emergono dall’indagine sociolinguistica “Tire fûr la lenghe”, realizzata da IRES FVG e FEF (Forskningscentrum för Europeisk Flerspråkighet), di cui sono state fornite in questi giorni alcune anticipazioni.
La ricerca è stata effettuata col sostegno dalla Regione FVG e realizzata con il contributo dell’ARLeF –
Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane nell’ambito del Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana 2021-2025, per comprendere e analizzare l’utilizzo della lingua friulana e delle altre lingue parlate in Friuli.
Tra aprile e giugno 2023 sono state raccolte oltre 4.300 interviste in 178 Comuni tramite la compilazione di un questionario. Il campione di indagine coinvolto ha un’ampia rappresentatività di genere e fasce d’età, grazie al coinvolgimento di ben 74 istituti comprensivi che, con il supporto degli insegnanti, hanno contribuito a diffonderlo nelle famiglie.
Senso di identità
Il senso di appartenenza e l’identità friulana si affermano in modo netto nella maggior parte delle aree prese in considerazione: il 52% del campione afferma di sentirsi “molto” friulano, percentuale che sale al 75% se si considera anche chi dichiara di esserlo “abbastanza”.
Al di là dei territori extracittadini, dove il friulano è da sempre utilizzato in maniera più diffusa, interessante è il dato dei parlanti attivi nelle tre città principali del Friuli: Udine, Pordenone e Gorizia. In particolare, per Gorizia e Pordenone, l’indagine rileva una situazione ben più positiva di quella attesa: se a Udine parla il friulano il 40% degli intervistati, a Gorizia il 23% e a Pordenone il 18%; a comprenderlo poi sono rispettivamente l’82%, il 73% e il 55%.
Il friulano in famiglia
Le percentuali dicono che il friulano è una lingua ancora viva nella comunità: risulta maggioritaria tra quelle parlate dai genitori dell’intervistato (51%); mentre con la madre parla in friulano ben il 44% degli intervistati, stessa percentuale con il padre.
Da sottolineare poi che il 79% degli intervistati ritiene che l’uso di più lingue in contesto familiare non ostacoli l’apprendimento scolastico, anzi che rappresenti un vantaggio.
Il friulano nei media e nella pubblica amministrazione
Venendo alla comunicazione, emerge che l’uso del friulano è più diffuso sulle piattaforme di messaggistica istantanea, dove ad esempio una persona su 4 utilizza la lingua friulana nei messaggi vocali, e le percentuali di ascolto del friulano online sono maggiori di quelle di lettura e scrittura. Gli intervistati considerano il friulano un codice adatto all’immediatezza comunicativa, testimoniando positivamente la presenza della lingua in un dominio così diffuso.
Nella pubblica amministrazione, l’uso del friulano deve ancora affermarsi pienamente negli uffici pubblici e nei rapporti con l’amministrazione comunale, anche se il 42% degli intervistati lo indica tra le lingue ufficiali “auspicabili” in ambito amministrativo locale. È un riconoscimento implicito della percezione del prestigio della lingua friulana, ulteriore segnale che non vi è pregiudizio verso il suo utilizzo anche in ambiti ritenuti “alti” e riprova dell’indebolimento dello stereotipo che vede le lingue minoritarie come inadatte ad ambiti diversi da quello strettamente familiare.