Democrazia e discriminazioni sono incompatibili e la scuola italiana ha scritto una bella pagina di storia
Trieste – “Da vicino nessuno è normale” è un’espressione di Franco Basaglia: con questa frase e le conseguenti battaglie, non solo di Basaglia, è stata cancellata per sempre la linea di demarcazione tra chi è depositario di un’assoluta presunta normalità, se non persino di una presunta superiorità, e quelli ritenuti imperfetti e fragili.
Uscita dal dramma della guerra mondiale e civile, reduce da un periodo oscuro, l’Italia, pur sospinta da articoli della nuova Costituzione come il 2 e il 3, ha comunque stentato a trovare la strada dell’uguaglianza e ci ha messo una trentina di anni per darsi leggi più adeguate, per cui i figli legittimi e naturali fossero visti con la stessa attenzione, le donne potessero avere accesso a tutte le professioni e si abbandonassero le classi scolastiche differenziali, dove lasciare i disabili ben separati dai cosiddetti normali.
Da quasi 50 anni quindi nelle scuole italiane vige una comune educazione tra i nostri ragazzi, alcuni dei quali per varie difficoltà vengono aiutati da docenti di sostegno.
Da docente non di sostegno, ho potuto utilmente collaborare con tali bravi colleghi e rapportarmi con ragazzi e ragazze portatori di storie diverse, ma importanti come quelle degli altri, con cui condividere momenti di serenità, di ascolto, di scambio, imparando anche da loro, cercando di capire meglio la loro condizione e di comunicare accoglienza e non diffidenza.
Ho visto con piacere mutare lo sguardo e il comportamento dei normodotati verso questi compagni da subito amici, in un circuito di arricchimento degli uni e degli altri. Il cambiamento è ormai consolidato, come due fatti esemplari hanno di recente dimostrato. Due classi delle superiori infatti, una al nord e una al sud del Paese, davanti a impedimenti di tipo motorio o di disagio personale di alcuni studenti, non hanno accettato di fare la gita annuale senza i compagni in difficoltà, o tutti o nessuno. E ce l’hanno fatta.
Stiamo vedendo purtroppo rinascere l’antico spirito discriminatorio, veicolato persino da qualche illustre professore universitario e da qualche generale diventato immeritatamente famoso.
Fa male solo averne sentito parlare, siamo certi comunque che gli “indietristi” non ce la faranno, perché per fortuna l’umanità, pur tra fatiche, fermate e contraddizioni, cammina avanti e non certo all’indietro.
Silvano Magnelli
Già docente e dirigente scolastico.