Riconoscimento della Regione agli speleologi della SAS per la scoperta di un nuovo tratto del Timavo
Trieste – Dopo 23 anni di esplorazioni e scavi nella grotta denominata Luftloch (dal tedesco ‘grotta che respira’), il cui accesso si apre sul fondo di una dolina di Trebiciano, nel Carso triestino, gli speleologi della Società Adriatica di Speleologia (SAS) hanno finalmente raggiunto un nuovo tratto inesplorato del fiume sotterraneo Timavo.
Per questo risultato venerdì 5 aprile 2024 alle ore 9:30 presso la Sala Caminetto del Palazzo della Regione in Piazza Unità 1, a Trieste, l’assessore regionale all’ambiente Fabio Scoccimarro consegnerà al presidente della Società Adriatica di Speleologia (SAS) Marco Restaino uno speciale riconoscimento.
L’onorificenza, una targa dedicata all’Adriatica, rappresenta un ringraziamento da parte delle istituzioni per la tenacia dimostrata dagli speleologi impegnati nella difficile impresa, fonte di ispirazione per tutta la comunità.
Da parte sua il presidente Restaino si è detto onorato del riconoscimento, che va a tutta la società Adriatica per il lavoro di squadra svolto in questi anni, grazie al quale si è giunti allo storico risultato.
La scoperta
Nello scorso fine settimana una squadra di 12 speleologi della SAS è riuscita a raggiungere il nuovo fondo della grotta in cui scorre il fiume, a oltre -300 metri di profondità.
Un risultato storico che segna un altro, importantissimo tassello nella mappatura del misterioso fiume e delle sue caverne sotterranee.
L’importante scoperta è stata annunciata dallo speleologo SAS Marco Restaino nel corso di una affollatissima conferenza svoltasi martedì 26 marzo a Trieste presso il Circolo della Stampa.
Da oltre due decenni Restaino ha lavorato per il raggiungimento di questo grande risultato, che riporta il nostro territorio e Trieste alla ribalta, come culla storica e centro attivo della speleologia internazionale.
Giunti con non poche difficoltà sul fondo, gli speleologi hanno provveduto ad un primo sommario rilievo della cavità e al campionamento di acqua e sedimenti per le successive analisi scientifiche di laboratorio. Ad aspettarli, alcuni protei, immobili nelle acque per la prima volta illuminate dalla luce artificiale.
La storia
Gli scavi sono iniziati nel 2000, su iniziativa dei due speleologi Marco Restaino e Piero Slama, allora neanche maggiorenni. Successivamente la squadra di lavoro si è arricchita di altre persone, fra le quali Fulvio Levi e Massimiliano Blocher.
La parte iniziale della cavità è stata scavata in artificiale sino alla profondità di 60 m, imbrigliando e consolidando incombenti frane sotterranee. Oltre tali frane si è finalmente raggiunta una grotta, all’interno della quale, allargando numerosi passaggi intransitabili, si è potuto scendere in una successione di pozzi che hanno portato, nel 2010, alla profondità di quasi 250 metri sotto la superficie.
Gli ostacoli
Se il raggiungimento del Timavo sembrava ormai essere vicino, due ostacoli hanno pesantemente compromesso l’avanzata dei lavori.
Il primo problema è stato la mancanza di aria. Per motivi ancora non ben definiti, a una certa profondità la percentuale di ossigeno nell’aria precipita a valori bassissimi, che non consentono la permanenza nella grotta stessa.
Forzata all’interno l’aria esterna con una grossa ventola alimentata da un generatore, sono stati ristabiliti i valori interni ad un livello di sicurezza.
Se la difficoltà più grossa sembrava essere risolta, un’ulteriore situazione poteva far comunque desistere nella continuazione dei lavori in questa grotta. La via da seguire era infatti ridotta ad una fessura centimetrica, talmente stretta che era impossibile infilare una mano al suo interno.
Si sperava che questo ridotto passaggio fosse di breve lunghezza, invece ha comportato lunghissimi anni di lavoro, con la creazione di un cunicolo artificiale che si sviluppa orizzontalmente per quasi 40 metri.
La grotta Luftloch
Finalmente nelle ultime settimane è stato rimosso l’ultimo diaframma ed è stato possibile accedere a una grande caverna, sul cui fondo scorre un tratto del fiume Timavo. Quest’ampio vano sotterraneo presenta delle dimensioni ragguardevoli: altezza massima quasi 50 metri, lunghezza di circa 100 metri, e almeno 30 di larghezza. La grotta Luftloch entra così a far parte delle pochissime grotte del Carso che superano i 300 metri di profondità.
Ma non solo: l’esplorazione dovrà continuare nei prossimi mesi, poiché non è stato ancora possibile raggiungere il punto di arrivo dell’acqua. Il fiume infatti divide in due parti l’ampia caverna in cui sono appena scesi gli speleologi. In questa fase esplorativa non è stato possibile superare il corso d’acqua, che in questi giorni presenta una notevole portata.
La sorpresa più grande, però, potrebbe arrivare dal lago di uscita del fiume nella caverna. L’acqua, invece di sparire in un sifone, si immette in una lunghissima galleria.
Nel corso della prossima esplorazione si renderà necessario l’utilizzo di canotti, così da avanzare sulla base dell’unico dato finora raccolto: con il misuratore laser, la galleria risulta lunga almeno 50 metri. Oltre questa misura lo strumento va fuori scala e non consente più la lettura.
È fuori dubbio che la nuova grotta riserverà ancora molte sorprese: con questa scoperta si aprono infine nuove possibilità di prosecuzione anche per gli speleosubacquei impegnati nell’esplorazione del Timavo.
Fauna ipogea e campionamenti
Nel corso dell’esplorazione sono stati osservati numerosi protei, ed altri animali tra crostacei ed insetti adattati alla vita in questi ambienti: segnale della buona salute delle acque. Sono state campionate acque argille e sabbie, per analisi mineralogiche, batteriologiche e sulla presenza di inquinanti e microplastiche.
Ora inizierà la fase di studio della grotta, con ricerche sulla biologia del sottosuolo, analisi geologiche/idrogeologiche ed esplorazioni, che potrebbero un domani collegare la grotta Luftloch alla famosa grotta di Trebiciano, creando un sistema sotterraneo chilometrico senza precedenti sul nostro territorio, e di rilevanza internazionale.
L’acqua è un bene sempre più prezioso e oggi si è raggiunto uno storico risultato che ci permetterà di comprendere meglio il complesso sistema dei flussi idrici sotterranei del nostro Carso.