“Lune 32 forbidden colours”: il nuovo progetto artistico di Barbara Stefani al Cavò a Trieste
Trieste – Allo sbocciare della primavera ritorna al Cavò di Cavana, Barbara Stefani con il suo nuovo progetto artistico “Lune”, che si inaugura giovedì 21 marzo alle 18.00.
Nel progetto pittorico Stefani attraverso 32 composizioni in acrilico e grafite, realizzate in sequenza cronologica, trasla il rito quotidiano introspettivo della scrittura in quello dell’espressione pittorica.
In “Lune” si espone in un racconto personale realizzato dal 21 marzo al 21 aprile del 2023, con una serie di opere – acrilico e grafite su carta – di piccolo formato, 10 x 15 cm, in cui scrittura e linguaggio pittorico si incontrano in una narrazione aperta.
“Lune, 32 forbidden colours” è anche un omaggio discreto al musicista Ryūichi Sakamoto, scomparso proprio nel marzo 2023 – autore dell’omonimo main theme per la pellicola Furio / Merry Christmas Mr. Lawrence – che nel termine giapponese svela la metafora erotica della proibizione emozionale.
Come ben sottolinea il curatore “Stefani con “Lune” sospende la (consueta) scelta del monocromo in bianco e nero per mettersi a nudo irrorando la superficie di vivide animiche tonalità nelle loro lunatiche metamorfosi in un Cavò che per l’occasione del progetto diventa esso stesso uno spazio di trasformazione grazie alla collaborazione con il compositore Alexey Grankowsky nato in Unione Sovietica.
Abbiamo dialogato con Barbara Stefani, artista visiva con la passione del canto, su questo suo nuovo percorso.
Raccontaci come nasce questo tuo nuovo progetto artistico.
In maniera impulsiva alle porte della primavera 2023 ho deciso di traslare il rito quotidiano introspettivo della scrittura – al quale fui introdotta ancora nel 1997 da quel maestro d’arte e di vita che è Paolo Cervi Kervischer – utilizzando gli strumenti della pittura e grafite su carta.
La disciplina della scansione cronologica e l’autenticità dell’espressione sono rimasti inalterati.
Ciò che è accaduto, in modo inatteso, invece è stato il passaggio alla “forma”: l’intera combinazione compositiva – tra immagine/colore, parola segno e data – infatti è apparsa come risultato spontaneo del fare. Soltanto successivamente, confrontandomi con Massimiliano Schiozzi, ho considerato l’ipotesi di condividere questo taccuino. E grazie anche all’accurato allestimento, con la fondamentale collaborazione di Vincenzo Luongo, l’esposizione ha uno spiccato carattere installativo, un’esperienza quasi immersiva di un cosmo – che può leggersi micro quanto macro – tra proiezioni e una sonorizzazione originale realizzata dal Alexey Grankowsky.
La genesi tra codice linguistico e segno pittorico quindi è un passo successivo…
La scrittura mi ha sempre riguardato come pratica di elaborazione ed è comparsa formalmente in alcuni progetti. Penso in particolare al polittico ABC only for adults del 2018, un abbecedario che superava la diffidenza dell’alterità linguistica attraverso l’uso di immagini simboliche tratte dalla storia dell’arte, confidenziali e universali.
Qui però la parola, sovente in altre lingue, emerge chiaramente, come catturata dalla babele che ogni giorno ci attraversa. Ad un certo punto magari si intercetta la “frequenza” e la sintonizzazione appare nitida. Una frase, anche un parola soltanto, ci risuonano precisamente, consentono riconoscimento ed espansione. La pratica dell’ascolto, il conforto della consapevolezza.
Il diario inizia con la luna codice 210323 nominata AFAR (a distanza), citazione omaggio ai progetti di un altro artista visivo (Opher Thomson). E’ una luna ammantata quasi integralmente di blu cobalto la cui evoluzione timbrica passa nelle scansioni successive attraverso gamme di verdi, lilla, gialli, viola, magenta, per rarefarsi nei pallori carnicini, nel bianco etereo, e poi riaccendersi lentamente nel grigio di Payne e nel rosa. Un viaggio sinestetico in cui si inscrivono frammenti testuali di brani musicali come Shadowplay, Nude…, titoli di raccolte poetiche “Apolide”, saggi d’arte come Bauhaus e molti altri, il nome di un cocktail, quello di una persona mancata, dialoghi radiofonici etc… Nell’ultima pagina del 210423 infine Neighbour, con il suo concetto di vicinanza ritrovata.
Come arrivi alla forma tondeggiante e alle tue 32 Lune?
Dalla tridimensionalità delle scatole – supporti che ho utilizzato in modo prevalente nel passato – all’uso della serialità declinato nell’adozione della forma polittico – dal dittico fino agli attuali 32 elementi – l’accostamento di dettagli è sicuramente indice di una mia incessante attenzione per il “molteplice”. La complessità ci attraversa, a volte col pericolo di frammentarci. E lavorarci è un modo per fissare dei puntelli, per evolvere in passaggi e non farsi travolgere.
In questo caso il taccuino racchiude la cronologia di un mese, trentadue giornate consecutive e altrettanti impossibili pleniluni.
Perchè Lune? E’ stata la forma che è emersa in queste composizioni, scaturita durante la stesura del pigmento che si è risolto nella plasticità di un’epifania lunare. Il satellite terrestre, anche materialmente, è un elemento con cui abbiamo una confidenza quotidiana, sia diurna che notturna. Simbolicamente ricchissimo di significati in tutte le epoche, sottende un senso femminino per l’intuizione e la trasformazione.
La declinazione del colore una novità, forse non assoluta ma non una tua cifra, spiegaci.
Il titolo del progetto è composto anche da “32 forbidden colors” proprio ad indicare la centralità del colore. Un colore che traduce stati emozionali intimi che ho scelto di esplicitare.
La citazione del brano di Sakamoto – la cui scomparsa è stato uno degli avvenimenti che ho così riportato nel diario – coglie il lato proibito non tanto nel senso di inibizione ma quanto di scelta di svelamento. Nella mia cifra stilistica la predilezione per il monocromo in bianco e nero è sempre stata un’occasione relazionale attraverso la quale il fruitore poteva cogliere il soggetto con il proprio bagaglio cromatico.Trattandosi del mio diario…non ci sono dubbi sulla mia natura caleidoscopica!
Info complete su: www.cizerouno.it; Cavò, via San Rocco 1, Cavana, Trieste.
L’installazione sarà visitabile di giovedì, venerdì e sabato dalle 17 alle 19.30 fino a sabato 20 aprile.