Legambiente Pordenone: il taglio degli alberi in ex Fiera danno irreparabile per la città
Pordenone – Legambiente: “il taglio degli alberi in ex Fiera non è solo un danno ambientale. Rappresenta la negazione della partecipazione alla vita pubblica, un vulnus che sarà difficile sanare”.
L’associazione ambientalista denuncia quanto sta avvenendo nell’area della ex Fiera di Pordenone in una nota diffusa il 16 marzo.
«Guardiania armata all’interno»: i cittadini che da mesi cercano il dialogo e si oppongono con mezzi civili e pacifici, seguendo le vie stabilite dalla legge, sono rimasti a bocca aperta di fronte a una simile, ingiustificata, prova muscolare da parte dell’amministrazione cittadina. Quanto costa militarizzare un cantiere? Serviva davvero?
Per il circolo Legambiente “Fabiano Grizzo” di Pordenone, l’unico reale rischio sarebbe stato la possibilità di avvicinarsi alle ceppaie e accertare l’età degli alberi tagliati, senza attendere l’udienza del 21 marzo al Consiglio di Stato.
Oltre al danno ambientale, per l’associazione il gesto rappresenta la negazione totale della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, in nome di un progetto che cancella un pezzo di storia della città e distrugge un luogo che ha rappresentato uno spazio di aggregazione libera per generazioni di pordenonesi. È un fatto grave, che colpisce centinaia di persone che in questi mesi si sono rivolte a Legambiente e al comitato del Tiglio Verde, sostenendo la battaglia legale in difesa dei tigli (sono stati raccolti complessivamente oltre 28.000 euro per le spese legali, per il ricorso al Tar del Friuli Venezia Giulia e al Consiglio di Stato), un vulnus che sarà difficile sanare per una perdita che non ha prezzo.
Secondo Legambiente il Comune ha sempre affermato, senza produrre alcuna prova e con un evidente difetto di competenze e di istruttoria, che gli alberi sono stati sostituiti nel corso degli anni e non sarebbe possibile accertarne l’età. Ma la Soprintendenza regionale aveva dichiarato che le alberature avevano più di settant’anni.
Se si accertasse – ma le prove sono state fatte sparire – che anche solo una parte delle piante abbattute avevano più di settant’anni, sarebbe la conferma di quanto i ricorrenti affermano da mesi, cioè che il parco urbano era un bene vincolato in base agli articoli 10 e 12 del d.lgs. 42/2004, al pari della ex Casa del Balilla e del complesso, nel suo insieme.
Sarebbe l’ulteriore conferma – conclude l’associazione ambientalistica – del danno inestimabile inflitto alla città, in nome di un progetto finanziato con fondi Pnrr che in buona parte diventeranno debito per le future generazioni.