Neve rara, tardiva e di breve durata: Legambiente fa il punto della situazione sul turismo invernale
FVG – Nonostante le abbondanti nevicate degli ultimi giorni, la tendenza all’aumento generale delle temperature fa sì che la neve sia sempre più rara.
Gli inverni alpini del passato, documentati oltre che dalle cronache meteo anche dalle foto e cartoline d’epoca, in cui iniziava a nevicare a novembre-dicembre e la neve si scioglieva lentamente tra aprile e giugno, sono un lontano ricordo. Da cent’anni a questa parte, le temperature medie nelle Alpi sono aumentate di 2° C, quasi il doppio della media mondiale.
La neve arriva più tardi e si scioglie più in fretta. Facendo riferimento ai dati di oltre 2.000 stazioni meteorologiche, si stima che le Alpi nel loro complesso abbiano perso in media circa un mese di copertura nevosa.
Gli impatti sono negativi anche sul turismo invernale e sulla stagione sciistica. E per compensare la mancanza di neve naturale, l’Italia punta sull’innevamento artificiale, una pratica tuttavia costosa e sempre più complessa perché le alte temperature spesso vanificano l’azione dei “cannoni” sparaneve.
È quanto emerge dai dati del nuovo dossier di Legambiente “Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell’era della crisi climatica” che sarà presentato in FVG martedì 12 marzo a Udine, in via Brigata Re 29.
Alla conferenza interverranno: Sandro Cargnelutti, Presidente di Legambiente FVG; Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente, che relaziona sugli esiti del World Social Forum su “ghiacciai e montagne” svoltosi a Katmandu e partecipato, per l’Italia, dal CAI e Legambiente (febbraio 2024); Renato Colucci, glaciologo, con una relazione dal titolo “Esiti della crisi climatica sull’arco alpino regionale“; Mario Di Gallo, referente FVG per la Campagna Nevediversa di Legambiente, che riferirà sulle valutazioni di Legambiente sugli investimenti della Regione FVG nei poli turistici montani.
Il report di Legambiente
L’Italia è il paese alpino più dipendente dalla neve artificiale, con il 90% delle piste innevate artificialmente. Seguono Austria (70%), Svizzera (50%) e Francia (39%).
Legambiente ha censito 142 bacini idrici artificiali in montagna utilizzati per l’innevamento artificiale, per una superficie totale di oltre 1 milione di metri quadrati. Il Trentino Alto Adige ha il maggior numero di bacini (59), seguito da Lombardia (17) e Piemonte (16).
L’innevamento artificiale – sostiene Legambiente – non è una pratica sostenibile. Consuma acqua, energia e suolo, e richiede ingenti investimenti. Con il cambiamento climatico, la neve artificiale diventa sempre più costosa e difficile da produrre.
Legambiente chiede un nuovo modello di turismo invernale montano ecosostenibile, basato sulla diversificazione delle attività. La crisi climatica impone di ripensare il modo di vivere la montagna: non possiamo più inseguire la neve.
Nel 2022, l’anno più caldo e secco in Italia da oltre due secoli, la neve artificiale è stata l’unica cosa che ha permesso di sciare. Le temperature elevate e lo scarso innevamento naturale hanno avuto un impatto negativo non solo sulla stagione sciistica ma anche sull’intero ecosistema alpino.
Sono 249 gli impianti di risalita dismessi in Italia, 138 quelli temporaneamente chiusi e 181 quelli sottoposti ad “accanimento terapeutico” con massicci finanziamenti pubblici. Un esempio è il comprensorio di Asiago (VI), dove è stato costruito un nuovo bacino di raccolta per la neve artificiale nonostante la contrarietà delle attività ricettive.
L’associazione ambientalista osserva che a tre anni dalle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, ci sono già diversi ritardi e ombre all’orizzonte. I cantieri delle infrastrutture procedono a rilento e le procedure accelerate rischiano di sacrificare le valutazioni ambientali e sanitarie.
Legambiente conclude il report con una settantina di buone idee per un turismo montano sostenibile e un’analisi critica di alcune “cattive idee” che danneggiano la montagna.
Ecco alcuni dati salienti del report:
- 90% delle piste da sci in Italia sono innevate artificialmente.
- 142 bacini idrici artificiali in montagna utilizzati per l’innevamento artificiale.
- 249 impianti di risalita dismessi.
- 138 impianti di risalita temporaneamente chiusi.
- 181 impianti di risalita sottoposti ad “accanimento terapeutico”.