Report Bankitalia sull’economia regionale: la crescita del FVG sta rallentando

Trieste – Nel primo semestre del 2023, la crescita economica nella nostra regione è rallentata rispetto all’anno precedente. È quanto riporta l’aggiornamento congiunturale di novembre del report “L’economia del Friuli Venezia Giulia” della Banca d’Italia, pubblicato lunedì 13 novembre.

In generale, l’economia è cresciuta dello 0,9% rispetto all’anno scorso, in linea con la tendenza nazionale. La crescita è stata maggiore nel primo trimestre, ma nel secondo trimestre ha avuto uno stop. Solo i settori dei servizi e delle costruzioni hanno contribuito positivamente, mentre l’industria ha subìto un calo.

Le vendite sono diminuite, soprattutto nel mercato italiano. Soffrono soprattutto il settore del legno arredo e la metallurgia, mentre c’è stata una crescita nella meccanica.

Gli investimenti sono rimasti stabili, ma il costo del credito ha frenato la spesa. Le imprese industriali sono caute riguardo al futuro e non pianificano investimenti significativi nel 2024.

Nel primo semestre del 2023, la costruzione di nuovi edifici è rallentata e anche il mercato immobiliare è stato meno attivo. I servizi privati non finanziari, come turismo e altri servizi, hanno visto un andamento positivo. Nel frattempo, il movimento di merci nel porto di Trieste è diminuito.

Il calo dei costi energetici ha contribuito a sostenere i profitti delle imprese. L’occupazione totale è leggermente diminuita, con un andamento più positivo nei settori dei servizi, specialmente nel turismo, e per i lavoratori a tempo determinato. L’uso di strumenti di integrazione salariale è aumentato dopo una riduzione nei due anni precedenti.

Nel 2023, il consumo delle famiglie è previsto in forte rallentamento a causa dell’aumento dei prezzi e della diminuzione del potere d’acquisto. Nel primo semestre del 2023, i prestiti alle famiglie sono diminuiti notevolmente, principalmente a causa del maggior costo dei mutui per l’acquisto di case e di una minore domanda.

Nello stesso periodo, i prestiti al settore privato non finanziario, soprattutto alle imprese, sono diminuiti. La qualità del credito è rimasta sostanzialmente stabile. I risparmi bancari delle famiglie e delle imprese sono diminuiti leggermente, ma i titoli detenuti presso le banche sono aumentati, grazie a rendimenti più alti.

Leggi la versione integrale del Report

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