Iniziati i controlli ai confini tra Italia e Slovenia. Associazioni e opposizioni: ingiustificati e inutili
Trieste – In seguito al ripristino dei controlli di frontiera ai confini di Italia e Slovenia, partiti oggi e con una durata di 15 giorni, si levano numerose le voci contrarie a tale misura.
Nel frattempo, sulle strade interessate dai controlli si registrano alcuni rallentamenti. La Polizia – riferisce ANSA – procede a controlli essenzialmente sui van e furgoni e non ferma tutte le auto.
ICS – Ufficio Rifugiati Onlus
Per ICS – Ufficio Rifugiati Onlus “In base al Codice frontiere Schengen (Regolamento (UE) 2016/399) il ripristino dei controlli di frontiera interni può avvenire “solo come misura di extrema ratio (…) in caso di minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna di uno Stato membro” (Codice, art. 25) per il tempo più breve possibile. Il rischio di “attentati o minacce terroristiche” (Codice, art. 26) può motivare il temporaneo ripristino dei controlli di frontiera, ma tale rischio deve essere concreto e specifico”.
“Le motivazioni fornite dal Governo italiano – prosegue ICS – per giustificare la decisione di ripristinare i controlli di frontiera con la Slovenia appaiono del tutto vaghe e inadeguate; in particolare l’inserimento, nelle motivazioni, dell’esistenza di presunto problema dell’arrivo in tutto il FVG di un modestissimo numero di rifugiati (circa 1.500 persone al mese nel corso del 2023), in assoluta prevalenza provenienti dall’Afghanistan, risulta risibile e del tutto privo di alcuna connessione logico-giuridica con i criteri richiesti dal Codice Schengen per legittimare una scelta così estrema quale il ripristino dei confini interni”.
“In un pericolosissimo effetto domino – conclude ICS – la situazione potrebbe facilmente degenerare in uno scenario di respingimenti collettivi a catena, radicalmente vietati dal diritto internazionale, in ragione della decisione assunta dalla Slovenia a seguito della decisione italiana di ripristinare a sua volta i controlli di frontiera con la Croazia e l’Ungheria.
Slovenska Skupnost
“La decisione di ripristinare i controlli ai valichi di frontiera è una misura preoccupante e, allo stesso tempo, inefficace”.
Lo afferma in una nota il consigliere regionale Marko Pisani (Slovenska Skupnost), aggiungendo che “le preoccupazioni e i timori a seguito dell’aggravio della situazione in Europa e in Medio Oriente sono reali e comprensibili, ma affrontare il tema con le pattuglie ai valichi di frontiera purtroppo non basta”.
“L’onda migratoria degli ultimi anni, mossa dalla disperazione di chi non ha nulla da perdere, ha già cambiato radicalmente i Paesi europei e la vita nel Vecchio continente. Ritengo – prosegue l’intervento dell’esponente della Ssk – che si debba al più presto prendere coscienza di questa situazione e, conseguentemente, a trovare nuovi approcci alla problematica. Gli estremisti e i delinquenti sono sicuramente già sparsi tra le capitali europee, mentre i nuovi malintenzionati eviteranno di passare attraverso i valichi di frontiera controllati. Sarebbe quindi opportuno contribuire a un controllo più efficace dei confini di Schengen e rafforzare i servizi di sicurezza e di intelligence all’interno dei Paesi, rafforzando la protezione nei luoghi potenzialmente a rischio”.
“Nonostante le assicurazioni dell’assessore regionale Pierpaolo Roberti sul fatto che non ci saranno barriere fisiche ai valichi di frontiera, la sorveglianza armata nelle nostre zone – spiega Pisani – ha un impatto molto negativo sulla vita quotidiana lungo quella fascia di territorio. Negli ultimi anni molte persone di nazionalità slovena e italiana si sono stabilite su entrambi i lati del confine, contribuendo alla convivenza e ai rapporti transfrontalieri”.
“Qualsiasi forma di battuta d’arresto per questo processo – conclude Pisani – rappresenterebbe un grave passo indietro nel lungo cammino di guarigione delle ferite del passato e per lo spirito sul quale si fondano le stesse basi della comune casa europea”.
Piantedosi: rischio attentati basso
In tutto ciò il ministro dell’interno Matteo Piantedosi parlando alla trasmissione radiofonica “Giù la maschera”, su Rai Radio 1 di venerdì 20 ottobre ha affermato: ”Voglio confermare un messaggio di sostanziale tranquillità legato al fatto che non esistono al momento notizie sulla possibilità di eventi nell’immediatezza, legati alle organizzazioni terroristiche internazionali”.
“Esiste una minaccia un po’ più indefinita, possono verificarsi casi di emulazione che ci impongono di tenere alta l’attenzione. Ma non c’è nessun allarme che debba preoccupare i nostri cittadini, nulla che sia stato percepito dal nostro sistema di intelligence come qualcosa di strutturato”.
Piantedosi alla radio ha spiegato ancora che “in Italia ci sono dei casi che sono all’attenzione periodicamente dalle nostre forze di intelligence e di polizia. Quello che è emerso fino a ora è che non esisterebbe un’organizzazione sul territorio nazionale che in qualche modo li coordini e li organizzi.”
“Abbiamo un sistema di polizia e di intelligence che ha quasi sempre intercettato i fenomeni sul nascere. Il Comitato di analisi strategica antiterrorismo mette insieme tutti gli investigatori delle forze di polizia e gli analisti dei servizi di intelligence in un permanente scambio di informazioni. È una particolarità tutta italiana”.