Profughi: lettera unitaria dei sindaci dei capoluoghi. Sarà consegnata al ministro Minniti
Gorizia – I sindaci dei quattro capoluoghi del Friuli Venezia Giulia hanno firmato congiuntamente, martedì 29 agosto, un documento unitario sulla situazione dei profughi in regione, da presentare al ministro degli Interni, Marco Minniti.
Minniti giungerà in regione il prossimo 5 settembre, su invito della Giunta, “per fare il punto con i prefetti e le forze dell’ordine” su arrivi e presenza dei cittadini extracomunitari.
Minniti aveva risposto positivamente all’invito della Regione, che nelle scorse settimane gli aveva inviato una lettera per rappresentare la situazione dei migranti sul territorio, con particolare riferimento a quella complessa di Gorizia ed isontino.
L’incontro del 29 agosto tra primi cittadini è stato promosso dal sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, con i colleghi dei comuni di Trieste, Udine e Pordenone: Roberto Dipiazza, Furio Honsell e Alessandro Ciriani, che si trovano a fronteggiare situazioni di emergenza, a più riprese sfociate nel degrado.
I sindaci – si legge nella lettera – “sollecitano un intervento del governo nazionale volto ad affrontare con maggiore incisività una situazione che attualmente è gestita in modo assolutamente non adeguato”.
Diverse le richieste di Ciriani, Ziberna, Honsell e Dipiazza. Tra queste, accelerare le pratiche di rimpatrio per chi non ha diritto; attivare una commissione parlamentare e governativa sui flussi dei richiedenti asilo che dal confine austriaco e sloveno arrivano nella nostra regione; aprire tre nuove commissioni territoriali e raddoppiare il personale dell’unica in funzione, a Gorizia, in modo da ridurre drasticamente i tempi di gestione delle pratiche per il riconoscimento o meno di rifugiato.
Su un transito in regione di circa 12 mila migranti l’anno, infatti, la commissione ne riesce a gestire non più di 2000/2500, lasciando quindi “fuori controllo” circa 10 mila persone.
I sindaci, inoltre, richiedono il potenziamento degli organici delle forze dell’ordine, e che le spese sanitarie per la cura delle patologie dei migranti siano a carico del ministero.
Il testo integrale della lettera
Onorevole Signor Ministro,
i sindaci di Trieste, Udine, Pordenone e Gorizia, fortemente preoccupati
per il numero di richiedenti asilo presenti nelle loro città, che sta
rendendo sempre più difficile una corretta gestione dell’accoglienza e che
fa crescere il disagio della comunità locale e degli stessi richiedenti
asilo, si rivolgono a Lei, per sollecitare un intervento del Governo
nazionale volto ad affrontare con maggior incisività e determinazione una
situazione che attualmente è gestita in modo assolutamente non adeguato.
La presenza dei richiedenti asilo va ben oltre quella percentuale
storica, sebbene ora superata, del 2,5 per mille abitanti condivisa
nell’intesa fra Governo e Anci, ma anche le nuove percentuali fissate dal
“decreto Minniti”, traguardando ormai, in taluni casi, addirittura il 15
per mille. Centinaia di richiedenti asilo, sia inseriti in strutture
convenzionate sia privi di tale assistenza, si riversano quotidianamente
nei centri storici cittadini dando la sensazione di essere maggioranza
rispetto alla popolazione locale, come si evidenzia dalle molte
segnalazioni giunte in tal senso e da articoli apparsi sulla stampa locale.
Ciò, unitamente a casi di rilievo penale verificatesi anche
recentemente, purtroppo non fa che contribuire ad accrescere l’insofferenza
dei cittadini nei confronti di queste persone con il rischio di alimentare
tensioni sociali di cui nessuno avverte il bisogno e che noi ovviamente
contrastiamo.
Non solo, l’ormai inarrestabile flusso di richiedenti comincia a
creare, in alcune delle nostre città, seri problemi di inserimento nelle
strutture di accoglienza e provoca la creazione di bivacchi a cielo aperto
in aree verdi, piazze e ogni spazio libero con notevoli disagi di carattere
igienico sia per i profughi sia per i residenti, in quanto esigenze
corporali vengono espletate ogni dove e per lavarsi si usano fontane e
fontanelle pubbliche, il tutto davanti ai cittadini esterrefatti.
In alcuni centri abitati siamo arrivati al punto che la comunità vive
con profondo disagio la presenza dei profughi e alcune zone sono del tutto
evitate con lamentele continue e pressanti, perché è alta la percezione di
rischio da parte di cittadini.
In altre realtà, invece, si verificano occupazioni di edifici in
disuso da parte di richiedenti che hanno già ottenuto lo status di
rifugiato politico ma, privi di prospettive, si ritrovano nelle stesse
condizioni di partenza sebbene senza la possibilità di accedere ai centri
di accoglienza.
A fronte di tale, preoccupante, situazione riteniamo opportuno
sottolineare la tipologia dei migranti che giungono da noi, evidenziando
che la quasi totalità di essi è maschio e di giovane età.
Oltre il 90% non fugge da paesi in guerra bensì proviene da altri
paesi europei, in particolare da Germania, Austria, Francia, Olanda, Belgio
e altri paesi del Nord. Alcuni anche da Bulgaria e Grecia.
La quasi totalità di queste persone ha già alle spalle una richiesta
respinta di riconoscimento dello status di rifugiato in altri paesi e
arrivano nelle nostre città con l’intento di presentarne una seconda o
addirittura una terza.
Secondo quanto previsto dagli accordi della Dublino III , l’Italia
avrebbe due mesi di tempo per inviarli nel primo paese europeo in cui erano
entrati ma ciò accade molto di rado e, quindi, l’Italia diventa il primo
paese di approdo e la loro permanenza nelle nostre città si prolunga per
moltissimo tempo.
C’è anche da rimarcare alcune perplessità sul fatto che queste
persone riescano a raggiungere le nostre città dagli altri paesi europei
quasi in uno stato di “invisibilità” visto che vengono fermati solamente
sui nostri territori nonostante il fatto che abbiano transitato attraverso
numerosi confini europei, compresi, ovviamente, i valichi con l’Italia.
Arrivano spesso direttamente in treno oppure vengono individuati in
autostrada, sempre, ovviamente, vicino alle nostre città. Nessun
richiedente arriva dalla Slovenia.
Appare evidente, signor ministro, che qualcosa non funziona e c’è il
sospetto che dagli altri paesi europei ci sia una sorta di “via libera” al
transito di queste persone verso l’Italia e, in questo caso, verso le città
del Friuli Venezia Giulia.
E’ evidente che la situazione si sta facendo insostenibile perché le
nostre città sono ormai impossibilitate a fornire un’accoglienza adeguata
ad ulteriori richiedenti e, alla luce di quanto evidenziato in precedenza
riteniamo sia necessario:
1. creare le condizioni, attraverso un nuovo “Piano Marshall” destinato
ai paesi che oggi generano emigrazione, affinché vengano
progressivamente meno le ragioni che stanno alla base della scelta di
migrare, con interventi posti in essere al fine di elevare
l’istruzione, migliorare la sanità, rafforzare le infrastrutture e
promuovere attività di impresa;
2. riuscire a fermare i migranti prima che entrino in territorio
nazionale, attraverso intese con i paesi africani che si affacciano
sul Mediterraneo e controlli mirati anche sui confini settentrionali;
3. accelerare le pratiche di rimpatrio di quanti non hanno diritto allo
status di rifugiato, compresi quelli che si sono già visti rifiutare
la domanda in altri Paesi europei: il tutto rafforzando e, se del
caso, moltiplicando le strutture che si occupano di tali procedure
(una Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato in
ciascun capoluogo italiano di provincia);
4. reiterare l’istanza di modifica della Dublino 3 affinché la richiesta
di asilo non possa essere accettata in un Paese diverso da quello di
prima presentazione;
5. attivare, in Friuli Venezia Giulia altre tre Commissioni
Territoriali, oltre all’unica già presente a Gorizia, per il
riconoscimento della protezione internazionale e raddoppiare subito
la dotazione organica dell’unica Commissione oggi presente così da
dimezzare i tempi di evasione delle pratiche (su un transito di circa
12 mila migranti all’anno l’unica Commissione è in grado di istruire
non più di 2.000 / 2.500 istanze);
6. adottare nuove misure per consentire anche a chi ha già
ricevuto lo status politico di ricevere servizi di accoglienza ed
evitare di ritrovarsi senza un luogo dove soggiornare;
7. deve essere istituita una commissione congiunta parlamentare e
governativa per mettere a fuoco le problematiche specifiche del
flusso di richiedenti asilo provenienti da altri paesi dell’UE in
arrivo via terra attraverso il confine Italia-Austria di Tarvisio e
Italia-Slovenia. Un flusso che si scarica su città capoluogo e sede
di Questura;
8. per evitare maggiori costi alle comunità le spese sanitarie relative
alle patologie vanno prese in carico direttamente a livello
ministeriale per consentire una migliore cura a tutela dei singoli e
dell’intera comunità;
9. rafforzare gli organici delle Forze dell’Ordine.
Queste misure – alcune di esse di facile e celere realizzazione –
comporterebbero, fra le altre cose, significativi risparmi (alcune decine
di milioni di euro nel solo Friuli Venezia Giulia derivanti dal minor costo
giornaliero di ospitalità per ciascun migrante e dalla minor durata
dell’ospitalità), e la riduzione della presenza dei richiedenti asilo.
Tutto ciò premesso auspichiamo un intervento deciso del Governo
nazionale confidando che esso abbia acquisito piena consapevolezza che le
municipalità che noi rappresentiamo hanno l’assoluta necessità di vedere
largamente diminuire la presenza di richiedenti asilo senza prospettive.