Caso Regeni: polemiche per il rientro dell’ambasciatore. Esce articolo sul New York Times con rivelazioni
Fiumicello (Ud) – Caso Regeni: ha suscitato forti polemiche la decisione del governo di far rientrare l’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, comunicata alle sei di sera del 14 agosto.
L’ambasciatore uscente in Egitto, Maurizio Massari, era stato “richiamato per consultazioni” il 10 aprile 2016 in segno di protesta per il muro di gomma opposto dal governo egiziano sul barbaro omicidio di Giulio Regeni, avvenuto tra gennaio e febbraio 2016.
I genitori di Giulio si sono detti “fortemente contrari e indignati” per la decisione di inviare nuovamente l’ambasciatore al Cairo, soprattutto – ha detto il padre Claudio Regeni – “per come ci è stato comunicato, a decisione già presa, alle sei di sera del 14 agosto. Riteniamo che sia stata una modalità inaccettabile – ha dichiarato – e siamo contrari all’invio dell’ambasciatore perché rappresentava l’unica nostra arma per fare pressione sul governo egiziano che finora non ha dato segni di collaborazione se non l’invio di questo faldone che non si sa ancora cosa contenga”.
Il giorno successivo, 15 agosto, è uscito un lungo articolo del New York Times Magazine a firma di Declan Walsh, corrispondente dal Cairo, dal titolo “Perché uno studente di dottorato italiano è stato torturato e ucciso in Egitto? Gli strani risvolti della scomparsa di Giulio Regeni al Cairo”.
L’articolo riassume efficacemente tutta la vicenda di Giulio Regeni a partire dalle sue ricerche sui movimenti di liberazione in Nord Africa, oggetto di studi approfonditi del ricercatore e di un suo primo viaggio al Cairo nel 2013.
Regeni si era laureato nel 2011 all’Università di Leeds in politica estera araba ed aveva iniziato il dottorato a Cambridge dopo aver lavorato alcuni anni per un’agenzia di informazioni politiche.
Oggetto della sua tesi di dottorato erano i sindacati indipendenti egiziani, con particolare riferimento al commercio ambulante.
Il clima però era cambiato dal suo primo viaggio: nel corso del 2015 – riferisce l’articolo – i servizi di sicurezza del governo di Al Sisi iniziarono a sorvegliare con insistenza qualsiasi persona straniera coinvolta in contatti con i sindacati: giornalisti, avvocati ed attivisti erano regolarmente minacciati. Lo studio dove Regeni conduceva le sue interviste fu perquisito dalla Polizia. La TV egiziana riferiva continuamente di complotti stranieri.
Walsh ricostruisce a vive tinte il soggiorno di Giulio al Cairo: il giovane ricercatore, che abitava a pochi isolati dal centro cittadino, si era perfettamente inserito nella vita culturale più progressista della capitale e parlava in arabo con scrittori ed artisti del posto.
Regeni era quindi un sorvegliato speciale per i suoi numerosi contatti. Dopo aver riportato tutti i dettagli sulla scomparsa del ricercatore e sul ritrovamento del suo corpo martoriato, il corrispondente del NYT riferisce su alcuni dettagli inediti relativi alla diplomazia internazionale.
In particolare, scrive che l’amministrazione Obama aveva informato Roma sul coinvolgimento dell’intelligence egiziana nell’omicidio di Giulio. L’amministrazione Obama era in possesso di “prove esplosive” in grado di dimistrare che il ricercatore era stato rapito, seviziato e ucciso da ufficiali della sicurezza egiziana.
Per non compromettere le proprie fonti, Washington non condivise con Roma i materiali d’intelligence, né disse quale delle agenzie di sicurezza riteneva fosse dietro la morte di Regeni.
Circostanza, quest’ultima, confermata da Palazzo Chigi, secondo cui nei contatti con gli Usa nei mesi successivi all’omicidio non furono mai trasmessi “elementi di fatto”. Il governo inoltre fa sapere che la collaborazione con la Procura di Roma è sempre stata piena.
Tuttavia l’uscita dell’articolo, che rimarca lo stretto legame economico tra Egitto e Italia ed il ruolo dell’ENI (Ente nazionale idrocarburi), getta una nuova ombra sulla vicenda, pochi giorni dopo la decisione italiana di riportare l’ambasciatore in Egitto alla luce dei nuovi documenti consegnati dagli inquirenti egiziani ai magistrati italiani.
Dall’Egitto il ministero degli Esteri ha assicurato la “totale trasparenza” sull’inchiesta ed ha enfatizzato il ritorno dell’ambasciatore italiano, nella speranza che riparta il nostro turismo. La ministra per gli Investimenti Sahar Nasr ha auspicato nuovi record di investimenti italiani.
In Italia, però, l’inchiesta del Nyt ha riacceso la polemica e dall’opposizione è stato chiesto al governo di riferire immediatamente in Parlamento.
Claudio Regeni, il padre di Giulio, ha ribadito “l’indignazione” per l’invio dell’ambasciatore Cantini al Cairo, che era “l’unica arma” di pressione.
Peraltro l’ambasciatore Cantini in Egitto sarà affiancato da una figura specifica che gestirà la cooperazione giudiziaria e investigativa con la procura generale del Cairo.
Alcune misure di sanzione restano operative, riferisce il quotidiano “La Repubblica”: “è confermato poi l’ordine del giorno del settembre 2016 che blocca ogni fornitura gratuita di materiale bellico al regime di Al Sisi.
Resta congelato sine die – come si legge ancora dalla lettera di incarico – il business council italo-egiziano. Verrà mantenuta l’allerta sul sito istituzionale della Farnesina e saranno aumentati i progetti di cooperazione e sviluppo con l’Egitto con oggetto il rispetto dei diritti umani e la parità di genere”.
C’è infine – riporta ancora “Repubblica” citando una fonte della Farnesina – il capitolo della “memoria” che “non sarà rituale”. Sarà intitolata al ricercatore italiano la futura università italo- egiziana e l’auditorium dell’istituto di cultura. Il 25 gennaio, data della scomparsa di Giulio, sarà istituito il giorno della memoria in tutte le nostre sedi istituzionali in Egitto”.
La madre Paola, da parte sua, ha reso noto che la famiglia programma di andare al Cairo il 3 ottobre, ma potrebbe anche anticipare l’insediamento dell’ambasciatore.
Qui il link all’articolo sul New York Times Magazine: https://www.nytimes.com/2017/08/15/magazine/giulio-regeni-italian-graduate-student-tortured-murdered-egypt.html