Chiusura dello stabilimento Wartsila di Trieste: muro contro muro al tavolo del MISE

Roma Si è svolto il 7 settembre presso il Ministero dello Sviluppo economico il tavolo di confronto sulla chiusura dello stabilimento Wartsila di Trieste.

Erano presenti per il governo il ministro del lavoro Andrea Orlando e il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti; per la Regione il governatore Massimiliano Fedriga e l’assessore al lavoro Alessia Rosolen Rosolen; le rappresentanze sindacali di tutte le sigle; i vertici di Confindustria Alto Adriatico. Per la Wartsila, era presente l’amministratore delegato dell’azienda Hakan Agnevall.

I sindacati hanno chiesto il ritiro della procedura come condizione fondamentale per poter avviare qualsiasi discussione futura. L’azienda per tutta risposta ha comunicato di voler andare avanti con il piano di chiusura dell’impianto produttivo e il licenziamento di 451 lavoratori. Anche i due ministri hanno chiesto più volte il ritiro della chiusura senza ottenere alcuna apertura da parte di Wartsila.

Wartsila presenterà un piano di mitigazione degli esuberi proponendo un percorso di reindustrializzazione avvalendosi di un advisor con il compito di ricercare investitori per subentrare sull’area e confermando di voler continuare ad investire a Trieste con service, ricerca e sviluppo.

I rappresentanti di Governo, Regione, Sindacati e Confindustria hanno espresso unanime preoccupazione per la posizione espressa dall’azienda, concordando sul fatto che una sospensione della procedura avrebbe costituito un segnale di buona volontà e avrebbe reso più credibile la proposta di reindustrializzazione del sito preannunciata dall’azienda.

La riunione  ha mostrato un muro contro muro che vede Wartsila da sola contro istituzioni, organizzazioni sindacali e lavoratori. Una situazione che avrebbe dovuto far comprendere alla multinazionale la necessità del ritiro della procedura.

La Regione – fa sapere una nota diffusa in serata – non si farà tenere in scacco per i prossimi trenta giorni e contesta modi, contenuti, procedura e assenza di visione.

La Regione prende atto della decisione di Wartsila di non sospendere la procedura di cessazione della produzione nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, nonostante le richieste avanzate da Regione, governo, sindacati e Confindustria.

L’Amministrazione regionale rimane al fianco dei lavoratori, prosegue nelle azioni avviate anche sul piano legale e userà tutti gli strumenti a propria disposizione per tutelare i posti di lavoro e il patrimonio industriale del Friuli Venezia Giulia e dell’Italia, anche percorrendo strade e adottando strategie nuove e mai attuate finora.

Nel corso dell’incontro, il governatore Fedriga ha sottolineato che la Regione Friuli Venezia Giulia è pronta a dialogare con Wartsila, ma il punto di partenza per un confronto deve essere la sospensione della procedura avviata a luglio dall’azienda.

Il governatore ha auspicato che sulla posizione offensiva di Wartsila si apra anche una procedura europea di verifica delle norme sulla concorrenza ed ha espresso preoccupazione perché l’atteggiamento dell’azienda pone dubbi sulla volontà di proseguire la propria attività di ricerca e sviluppo nel sito triestino.

L’assessore regionale al Lavoro ha rimarcato che è offensivo far credere che l’intervento di un advisor per il percorso di reindustrializzazione abbia uno spazio temporale di un anno, perché in soli trenta giorni si deve scegliere se credere a Wartsila o vedere licenziate 451 persone.

In questa situazione avere totale fiducia nell’azienda sarebbe un atto di fede, che è già stato cancellato dall’atteggiamento dimostrato dai vertici della multinazionale. La Regione userà quindi i prossimi 30 giorni per mettere in campo tutto quanto in suo potere per fare in modo che la procedura venga sospesa.

Ringraziando il governo il massimo esponente della Giunta regionale ha evidenziato ai vertici di Wartsila la strategicità della filiera della navalmeccanica per l’Italia e l’Europa e rimarcato come l’atteggiamento dell’azienda abbia già prodotto alcuni effetti, in particolare nei rapporti commerciali con alcuni importanti operatori del settore navale come Fincantieri.

 

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