Nelle parole dello psicologo Giandomenico Bagatin tanti consigli per trascorrere un Natale il più sereno possibile
Fvg – Anche quest’anno le festività natalizie, a causa della quarta ondata pandemica e delle conseguenti restrizioni, non saranno quelle a cui siamo sempre stati abituati. Ma come trascorrere dei giorni di festa il più possibile sereni nonostante le misure anticontagio, che limitano inevitabilmente la nostra socialità, e l’incertezza su ciò che ci riserva il futuro? Al secondo anno di pandemia siamo più preparati? O solo più stanchi? E come possiamo aiutare i bambini, che sono i più grandi fan del Natale, a godere di questo periodo, per quanto diverso dal solito?
Ne abbiamo discusso con lo psicologo e psicoterapeuta Giandomenico Bagatin, docente internazionale di psicoterapia dell’età evolutiva e vicepresidente dell’Ordine degli psicologi del Friuli Venezia Giulia.
“L’anno scorso la situazione pandemica era percepita come un’emergenza momentanea, per cui avevamo attivato tutte le nostre energie: la gente cantava dai balconi, esponeva lenzuoli con scritto “andrà tutto bene”, si aiutava reciprocamente. Ma quando la situazione si protrae e i cambiamenti si cominciano a percepire come stabili, il passaggio psicologico successivo è legato all’elaborazione della perdita, del lutto”, spiega lo psicoterapeuta.
Ma come ci si adatta? “Ci sono delle fasi tipiche e il loro superamento dipende dalle singole persone. Una condizione psicologica di stress già presente può sfociare, per esempio, in sentimenti di rabbia, ansia e sintomi depressivi. Davanti a un cambiamento che non possiamo controllare inizialmente ci chiediamo come sia possibile e spesso proviamo, come nel lutto, una rabbia da ingiustizia per qualcosa che non dipende da noi. Lo step successivo comporta l’accettazione di ciò che sta succedendo e la sua gestione: siamo chiamati a fare i conti con ciò che possiamo fare e con i limiti che ci vengono imposti”.Le festività sono un momento particolare e come le affrontiamo dipende dalla nostra situazione psicoemotiva di partenza. Per chi soffre di disturbi depressivi, ma anche per chi ha subito recentemente un lutto, magari causato proprio dal virus, le feste sono un periodo complesso, che può causare tristezza e sofferenza, emozioni che possono acutizzarsi a causa delle limitazioni alle relazioni interpersonali imposte dalla pandemia. Ma non vi è dubbio che le festività rappresentino comunque un’occasione preziosa per relazionarsi con i propri cari: “Lo step fondamentale è quello che ci consente di passare da un atteggiamento di protesta rispetto a ciò che non possiamo cambiare all’accettazione della sofferenza che ne consegue. La tristezza di non poter andare a trovare i parenti o non poter far festa con tante persone va accolta. La drammaticità della situazione pandemica può accrescere la nostra consapevolezza che nella vita non c’è nulla di scontato e farci apprezzare maggiormente ciò che riusciamo comunque a vivere, i piccoli momenti e la maggiore intimità. Praticare la gratitudine per ciò che abbiamo avuto comunque di buono ci aiuta a essere grati anche per il momento presente”.
Per i bambini, che assorbono come spugne ciò che accade intorno a loro, si tratta di un passaggio complesso e come l’affrontano dipende in gran parte da come i loro familiari gestiscono la situazione. In linea di massima, dice Bagatin, sono gli adolescenti dai 13 anni in su a soffrire di più per le limitazioni, perché il loro senso di identità si sviluppa in gruppo e sono molti i riti di passaggio che i ragazzi stanno saltando in questo periodo. Ma anche i bambini stanno affrontando un periodo difficile. Sono tornati a scuola, ma lo spauracchio della Dad è dietro l’angolo, come gli eventuali tamponi cui sottoporsi. Eppure si sono adeguati alle restrizioni, come l’obbligo di mascherina, forse meglio degli adulti.
I più piccoli respirano l’atmosfera che c’è in casa e il consiglio ai genitori per far passare loro un Natale il più sereno possibile è quello di cercare di mantenerne intatta la magia e di accogliere qualsiasi sentimento, anche di tristezza, che i bambini manifestano. Vanno preservate tutte quelle abitudini legate alla ritualità dell’attesa, che i bambini adorano forse più della stessa festività: preparare la letterina per Babbo Natale, gli addobbi e l’albero, scandire i giorni con il calendario dell’avvento.
“Per mantenere intatta la magia va conservato il mito per cui si riceve qualcosa di buono senza esserselo guadagnato: i regali non arrivano “perché te li sei meritati”, e a farli non sono mamma e papà”, consiglia Bagatin. Più i bambini crescono, più assoceranno il Natale anche alla rimpatriata con i parenti e gli affetti lontani. “I figli devono essere liberi di esprimere i propri sentimenti, anche se si tratta di qualcosa di spiacevole. Se ci dicono che sono tristi perché, per esempio, quest’anno non ci sarà il nonno con loro, è bene incoraggiarli a parlare, chiedere loro cosa sentono, proporre una telefonata per colmare almeno un po’ il vuoto della distanza”.