Al Conservatorio Tartini di Trieste: “Lei non può: la musica negata” in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

Trieste – Nei giorni in cui il regime talebano inasprisce la stretta sulla libertà di autodeterminazione delle donne e sulle esecuzioni musicali, il Conservatorio Tartini di Trieste ha proposto un dialogo sulla situazione a Kabul.

Questa mattina si è tenuta la conferenza “Lei non può: la musica negata”, con protagonista Adriana Mascoli, pianista e a lungo docente della Scuola di Musica di Kabul, oltre che docente a Kabul negli anni di formazione della prima direttrice d’Orchestra donna afghana, Negin Khpalwak, costretta lo scorso agosto a lasciare il Paese.

Il tema  approfondito è stata la realtà dell’ANIM e il contesto in cui è nato, i talebani al potere e la risposta delle donne nell’agosto 2021, la musica come strumento di controllo sociale, la Zohra orchestra e i luoghi separati.

Come spiega la Presidente del Cug Rossella Lucchini, «è soprattutto con la cultura che si riescono a scardinare gli stereotipi e a portare all’attenzione dell’opinione pubblica condizioni difficili, come quelle che vivono le donne in Afghanistan». «Una iniziativa di alto profilo che, ancora una volta, proietta il Conservatorio al centro delle tematiche sensibili della società contemporanea», ha sottolineato il Presidente del Conservatorio Lorenzo Capaldo. «La musica e la cultura – gli ha fatto eco il direttore del Conservatorio Sandro Torlontano –contribuiscono così ad abbattere le arretratezze che, inverosimilmente, ancora oggi molte donne sono costrette a subire».

La Scuola di Musica di Kabul era l’istituto frequentato da Negin Khpalwak, prima donna a essere diventata direttrice d’orchestra in Afghanistan, negli anni in cui Adriana Mascoli ha insegnato a Kabul. Oggi l’artista non vive più in Afghanistan, dopo la presa del potere dei talebani è stata costretta a lasciare il Paese, dove oggi la musica è diventata strumento di controllo sociale e proprio nelle ultime ore ulteriormente limitata nella sua libertà di espressione dalle nuove strette di regime.

 

 

Print Friendly, PDF & Email
Condividi