Un libro-inchiesta della giornalista inglese Laura Dodsworth indaga sull’uso della paura durante la pandemia
Londra – Lo scorso 17 maggio è uscito in Inghilterra un libro-inchiesta della giornalista, fotografa e documentarista britannica Laura Dodsworth dal titolo “A State of Fear. How the UK Government weaponised Fear during the Covid-19 Pandemic” dedicato al ruolo della psicologia nella strategia del governo britannico per fronteggiare la pandemia.
La reporter ha svolto un’indagine, corredata da numerose interviste, da cui emerge che la comunicazione istituzionale inglese, su suggerimento di un comitato di specialisti (denominato Scientific Pandemic Influenza Group on Behaviour, SPI-/ Gruppo di studio sul comportamento durante la pandemia, ndr), ha fatto uso della paura per controllare il comportamento delle persone durante il dilagare del Covid-19.
Lo SPI-B è uno dei sottocomitati dello Scientific Advisory Group for Emergencies (Gruppo di consulenza scientifica per le emergenze).
I membri dello SPI-B, interpellati dalla Dodsworth, hanno ammesso che il loro lavoro è stato “non etico” e “totalitario”. Alcuni di loro hanno espresso il loro rammarico per l’uso che è stato fatto delle tattiche psicologiche.
Lo SPI-B nel marzo dello scorso anno aveva indicato ai ministri che era necessario aumentare nella popolazione il livello percepito di “minaccia personale” rispetto al Covid-19 perché “un numero sostanziale di persone non si sente ancora sufficientemente minacciato personalmente”.
Gavin Morgan, uno psicologo del team, dichiara nel libro: “Chiaramente, usare la paura come mezzo di controllo non è etico. Usare la paura sa di totalitarismo. Non è una posizione etica per nessun governo democratico. Per natura sono una persona ottimista, ma questa vicenda mi ha reso più incline ad una visione pessimistica delle persone”.
“A marzo [2020] – si legge ancora nel saggio della giornalista inglese – il governo era molto preoccupato del fatto che le persone si sarebbero ribellate di fronte all’idea di restare rinchiuse in casa. Ci sono state discussioni sul fatto che la paura fosse necessaria per incoraggiare il rispetto delle regole e sono state prese decisioni su come far aumentare la paura. Il modo in cui abbiamo usato la paura è distopico”.
“L’uso della paura è stato sicuramente eticamente discutibile. È stato un esperimento equivoco e alla fine si è ritorto contro di noi, perché la gente è diventata troppo spaventata”.
“Si potrebbe parlare di “controllo mentale”. Questo è quello che facciamo… chiaramente cerchiamo di farlo in modo positivo, ma è innegabile che possano esserci risvolti inquietanti… Senza un vaccino, la psicologia è la tua arma principale”.
Oltre agli avvertimenti espliciti sul pericolo del virus, il governo è stato accusato di “nutrire” il pubblico con una “dieta non-stop” di cattive notizie, come morti e ricoveri, senza mai contestualizzare le cifre con notizie su quante persone fossero guarite, o se il numero di morti giornalieri fosse superiore o inferiore alle medie stagionali.
Un altro membro della SPI-B ha detto di essere “sbalordito dall’utilizzo della psicologia comportamentale” durante la pandemia e che “gli psicologi non si sono resi conto di quando quest’uso ha smesso di giovare al bene comune ed è diventato manipolatorio. Hanno troppo potere e questo li intossica”.
In un’altra pagina del libro, Steve Baker, il vice presidente del Covid Recovery Group dei deputati Tory, afferma: “Se è vero che lo stato ha preso la decisione di terrorizzare il pubblico per ottenere il rispetto delle regole, questo solleva domande estremamente serie sul tipo di società che vogliamo diventare”.
Saperne di più: https://www.lauradodsworth.com/a-state-of-fear