Chi ha visto Coco? Con Chanel riapre il Teatro Stabile Sloveno
Riparte il Teatro Stabile Sloveno di Trieste con un titolo apparentemente tutto al femminile, ma che scandaglia le viscere profonde dell’essere umano, della donna come dell’uomo, l’assente presente. La protagonista per antonomasia dell’eleganza nel Novecento, Coco Chanel, ripercorre a pennellate grossolane la propria vita, confrontandosi con la sua cameriera. Quest’ultima appare come un alter ego ingombrante che ostenta quella grezza, pesante verità, celata da sempre in modo egregio sotto il velo distinto del bianco e nero così amato da Coco.
La luce del successo non riesce a far dileguare alcuna ombra delle tante che si addensano lungo le parole delle due donne, momento dopo momento, quadro dopo quadro, e cancellano i limiti del copione, facendo emergere la trama di un monologo interiore aspro e rumoroso, come un lungo filo di perle gettato su di un pavimento a specchio.
Una fascinosa vasca molto chic è un mobile nel quale immergere i capitoli della propria vita, ma lo spazio è segnato da una foresta labirintica di alti fusti di castagni spogliati di ogni frutto, alberi le cui sagome creano illusioni dietro cui celare le proprie paure e insicurezze.
Coco è una donna, qui intensamente interpretata da Maja Blagović, che desidera forse sopra ogni cosa essere amata ma che non riesce a riporre nell’amore sufficiente fiducia. La cameriera, una splendida Lara Jankovič, è spigolosa e arrogantemente disponibile a chiarire ciò che madamoiselle Chanel vorrebbe velare con stile.
Così la drammaturga Maja Gal Štromar di origine capodistriana, decide di cucire un testo appiattito su questo equilibrio, dove appare l’inevitabile incapacità della protagonista di uscire dal gorgo vizioso da lei stessa creato. L’autrice dichiaratamente non proietta la vicenda verso un climax che risulta chiaramente irraggiungibile. La sensazione di inquietudine è un risultato molto apprezzabile e restituisce agli spettatori la cifra di questa vita raccontata nella sua ineludibile sterilità.
La regista Yulia Roschina è capace di cogliere da questo testo le asprezze e gli angoli morbidi e ricucirli assieme in un patchwork governato dalla raffinatezza necessaria a dipingere un ritratto di eleganza, senza tradire mai la poliedricità della figura rappresentata. È una donna, anzi due donne che sono in fondo una sola. Meglio ancora: una donna che rappresenta il femminile inquieto dei nostri tempi e che allo stesso tempo esprime quel maschile incapace ancora di restituire pienezza di realizzazione alla donna. Un’aspirazione questa, un desiderio, che il teatro riesce ancora a tener viva.
La musica è di Branko Rožman, i movimenti coreografici creati da Ana Pandur. Costumi e scene di Vasilija Fiše. Il video e light design è a cura di Jaka Varmuž. Lo spettacolo è una coproduzione con il teatro ŠKUC di Ljubljana.
«Chi ha visto Coco? Moi, Gabrielle Chanel» andrà in scena con sottotitoli in lingua italiana a Trieste fino a fine mese, per aprire poi la stagione in abbonamento a Gorizia il 31 maggio, mentre il 14 luglio sarà in tournée al teatro di Capodistria nell’ambito del Festival estivo del litorale.