Regeni: sì unanime del Consiglio regionale a mozione che chiede azione Governo su Egitto
FVG – Verità per Giulio Regeni. Lo slogan che campeggia su cartelli e striscioni in tutto il Paese si trasforma in Friuli Venezia Giulia, terra d’origine del ricercatore rapito e assassinato cinque anni fa in Egitto, in una mozione proposta dalla Lega e approvata dall’intero Consiglio regionale.
Il testo votato oggi – e sottoscritto da tutti i consiglieri – impegna la Giunta a fare pressione sul Governo affinché “l’Esecutivo consideri una drastica azione della rappresentanza diplomatica italiana nella Repubblica Araba d’Egitto”.
Serve infatti una “forma di pressione affinché le circostanze che hanno portato all’omicidio di Giulio Regeni possano finalmente essere chiarite tramite un giusto processo nei confronti dei perpetratori, individuati dalle indagini svolte dagli inquirenti italiani”.
È stato il primo firmatario, il leghista Giuseppe Ghersinich, a spiegare il senso della sua iniziativa, con un pensiero rivolto innanzitutto ai familiari del ricercatore di Fiumicello: “Al loro posto, non so se avrei avuto la stessa forza di battermi per fare emergere la verità, fin da quel tragico 25 gennaio 2016 – ha detto Ghersinich. – Credo che tutti i rappresentanti dei cittadini che siedono qui considerino con orgoglio l’impegno della famiglia, battersi per un giusto processo è un dovere civico perché quel torto rappresenta per tutti noi una ferita aperta. Vanno individuati responsabili e mandanti di questo delitto”.
Furio Honsell, consigliere di Open Sinistra Fvg, ha ricordato la sua precedente mozione di analogo contenuto sul caso Regeni: “I diritti umani – ha osservato Honsell – continuano a essere violati in quel Paese, come dimostra la vicenda Zaki, e il ritiro dell’ambasciatore sarebbe un segnale forte. Bisogna invece purtroppo constatare che si continuano a fare affari con l’Egitto e questa è una palese contraddizione che non può essere tollerata: la difesa dei diritti civili dovrebbe essere alla base di tutte le nostre azioni”.
Di “realpolitik” ha parlato anche Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia), che ha espresso amarezza e rammarico per i rapporti commerciali mai interrotti tra Italia ed Egitto, mentre Chiara Da Giau per il gruppo del Pd, Mara Piccin per Forza Italia, Mauro Di Bert per Progetto Fvg e Ilaria Dal Zovo per il Movimento Cinque Stelle hanno espresso il loro pieno appoggio alla mozione, auspicando “azioni drastiche sul piano diplomatico” e parlando di “vicenda che indigna”.
Claudio Giacomelli, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha messo in risalto l’aspetto della compattezza politica: “Votammo a favore della mozione di Honsell e oggi mi fa molto piacere questa iniziativa di Ghersinich perché permette di sanare una delle malattie del nostro sistema, il vizio di dividere ogni cosa tra destra e sinistra. Di fronte al cadavere torturato di un ragazzo italiano non c’è destra né sinistra”.
“La sensazione – ha continuato Giacomelli – è che nessuno abbia pagato anche perché Regeni era italiano, se fosse stato di altri Paesi che contano di più la verità sarebbe venuta a galla. Ricordo che dopo il massacro di Regeni l’Egitto entrò e restò per un triennio nell’Alto consiglio Onu per i diritti umani, con la gran parte dei voti favorevoli. Se la realpolitik esiste e a volte è necessaria, non è certo questo il caso: è bene che questo Consiglio lo gridi forte e con una voce sola”.
La mozione ha trovato la piena condivisione anche da parte della Giunta regionale. “Gli accordi commerciali con l’Egitto hanno probabilmente rallentato il processo – ha osservato l’assessore Pierpaolo Roberti – ma io credo che la vera realpolitik sia difendere un principio di dignità nazionale: l’Italia non può essere trattata in questo modo da nessun Paese”.
Prima di avviare la procedura di voto ha scelto di intervenire anche Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, che ha voluto sottolineare l’importanza di questa mozione unitaria: “Ringrazio Ghersinich e Honsell, che hanno messo al centro il problema. Io credo – ha scandito Zanin – che i segni di tortura sul corpo di Regeni siano segni di tortura sull’Italia. E non ci si può sedere al tavolo con chi li ha provocati. Bene fa il Consiglio regionale – ha concluso il presidente – a ricordarlo e a denunciarlo”.