Il “caso” bar Al Foro davanti al Prefetto di Trieste.

Il locale aveva continuato a tenere aperto nonostante i verbali fatti dalle Forze dell’Ordine e la prima chiusura di giorni cinque imposta sulla base degli ultimi DPCM.

Trieste – Una cinquantina di persone a sostegno del titolare del bar Al Foro, Fabio Martini, questa mattina 1 febbraio davanti alla Prefettura. Arriva poco prima delle 11, accolto da applausi e strette di mano. Al suo fianco l’avvocato Alessandra Devetag che aveva richiesto udienza al Prefetto Valerio Valenti; il Prefetto però non si presenta e delega l’importante incontro ad una sua funzionaria.

“Ho riportato ugualmente le motivazioni – racconta l’avvocato – facendo notare i molteplici dubbi di costituzionalità di tali norme (i DPCM, ndr), documentando altresì lo stato di necessità del mio cliente e il fatto che lo stesso non abbia ancora ricevuto i c.d. ristori necessari alla sua sussistenza”. E aggiunge: “Ho fatto anche richiesta di coinvolgere il Ministero degli Interni sui disordini che potrebbero scaturire dal protrarsi di queste chiusure avviate verso un bivio: riaprire o morire di fame. Da parte dell’Autorità silenzio e nessuna risposta sui quesiti posti sui termini dell’annullamento dei verbali e sul provvedimento di chiusura; pertanto dovremo, con tutta probabilità, impugnare quantomeno il provvedimento di chiusura poiché quello è sùbito efficace mentre i verbali e le sanzioni arriveranno”.

Il “caso” bar Foro aveva richiamato l’attenzione di diversi programmi televisivi italiani nelle settimane scorse, rimanendo l’unico locale aperto ad oltranza in tutta la città dopo l’esempio di altri ristoranti e bar aderenti all’iniziativa nazionale #ioapro del giorno 15-01.

Fabio Martini: “Non l’ho fatto per farmi pubblicità né per andare contro le Autorità o per disobbedienza a qualche norma amministrativa, l’ho fatto perché ho bisogno e diritto a lavorare; l’ho fatto per stato di necessità personale e per le mie due bravissime dipendenti Chiara e Valentina”.

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