Vasta operazione antidroga fra Veneto e Friuli: arrestato un giovane trevigiano a capo della banda

Pordenone – I carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Sacile hanno concluso nei giorni scorsi una vasta operazione antidroga denominata “Terra di confine” con l’arresto di un 25enne di Treviso che era a capo di una rete di spaccio attiva tra Veneto e Friuli.

L’operazione, volta a contrastare lo spaccio di marijuana tra i giovanissimi, aveva preso il via da un controllo effettuato nel mese di maggio 2019 nei confronti di alcuni studenti minorenni dell’istituto professionale Ipsia di Sacile: con ausilio di unità cinofile antidroga i militari avevano sequestrato a due 15enni circa 15 grammi di marijuana, materiali per il confezionamento e bilancini di precisione, oltre a 300 euro in contanti ritenuti provento di illecita attività.

I giovani erano stati denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Trieste; altri 5 studenti (3 italiani e 2 stranieri di età compresa tra 16 e 18 anni) erano stati segnalati alle Prefetture di Pordenone e Treviso perché trovati in possesso quantità di marijuana per uso personale.

Le indagini

A partire da tali evidenze i carabinieri della Compagnia di Sacile hanno dato il via all’indagine, anche attraverso attività tecniche, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Treviso dott. Massimo Zampicinini per individuare i canali di approvigionamento delle sostanze.

Nell’arco di alcuni mesi hanno accertato gravi e convergenti responsabilità nei confronti di 8 giovani, a vario titolo ritenuti responsabili di concorso in cessione illecita di sostanze stupefacenti anche in ambito scolastico e in favore di minorenni in Provincia di Treviso e Pordenone.

Le attività tecniche e i contestuali servizi di osservazione, controllo e pedinamento non si sono fermate neppure durante lo scorso mese di marzo 2020, contestualmente al diffondersi della pandemia da Covid19, che aveva spinto gli spacciatori ad essere più accorti nei loro spostamenti e ad aumentare i prezzi delle sostanze sul mercato comunque mai fermatosi.

Dato significativo emerso è che la richiesta di marijuana era comunque elevata al punto che il prezzo al grammo veniva stabilito in 15 euro contro i 10 euro richiesti per l’eroina (solitamente meno economica).

Il cerchio si chiude

Gli elementi sino ad allora raccolti determinavano l’Autorità giudiziaria ad emettere un decreto di perquisizione personale e domiciliare che veniva eseguito a fine maggio 2020 dai carabinieri del Comando Provinciale di Pordenone e in particolare della Compagnia di Sacile, coadiuvati dai colleghi delle compagnie di Vittorio Veneto, Conegliano e Montebelluna, con l’ausilio del Nucleo Carabinieri Cinofili di Torreglia (PD) impiegando due cani antidroga Cir e Kevin.

Marco Parlascino, 25enne di Colle Umberto, operaio, con segnalazioni di polizia, è stato arrestato in flagranza di reato: nella sua abitazione sono stati rinvenuti oltre 5,2 kg di marijuana e 2 gr. di cocaina.

L’ingente quantitativo di stupefacenti era suddiviso in sacchi occultati in diversi locali dell’abitazione (camera da letto, cucina e deposito attrezzi) accuratamente confezionati in involucri di plastica sottovuoto con duplice strato di nylon a formare intercapedine profumata per fuorviare eventuali controlli con cani antidroga.

Parlascino disponeva di numerose bilance di precisione e materiali per il confezionamento (buste trasparenti sottovuoto, buste in cellophane con chiusura autoadesiva, vasetti in vetro) tutto posto a sequestro unitamente a telefoni cellulari, sim card e tablet.

Il quantitativo di marijuana sequestrato, del valore di circa 30mila euro, rivenduta al dettaglio al prezzo medio tra 6,50 e 7,50 euro al grammo, avrebbe consentito un guadagno di circa 10mila euro.
Si stima che nel corso delle indagini il sodalizio abbia venduto circa 35/40 chilogrammi di marijuana con profitti medi di circa 20mila euro al mese e che i traffici si siano in parte interrotti a causa della pandemia, come emerso da una frase intercettata:“… sto Corona ha bloccato tutti gli affari di brutto, il narcotraffico è in crisi… eh si perché non tira più nessuno…”.

Il 25enne di Colle Umberto di fatto gestiva una vera e propria organizzazione consolidata e gerarchicamente ben strutturata, avvalendosi di 4 fuochi o 4 punti di fiducia (come da lui stesso denominati) i cosiddetti “cavalli” individuati dagli investigatori in giovani di Caneva, Montebelluna, Revine Lago e San Vendemiano i quali, coordinati dal giovane finito in manette, smerciavano marijuana e all’occorrenza anche di altre sostanze.

I contatti tra i pusher avvenivano mediante applicativi su cellulari, i cui messaggi venivano autoeliminati dopo pochi secondi, strategia che non ha comunque impedito agli investigatori di Pordenone di disarticolare il sodalizio dedito al traffico di marijuana ed infrenare il preoccupante fenomeno tra i giovani della Provincia di Treviso e di Pordenone (da qui “Terra di Confine” nome convenzionalmente attribuito all’operazione).

Durante delle perquisizioni eseguite a carico degli altri indagati, V.R. 18enne di Montebelluna con precedenti di polizia veniva trovato in possesso di oltre 30 grammi di marijuana, bilancini di precisione e materiali per il confezionamento delle dosi, a riscontro del suo coinvolgimento nell’attività illecita unitamente a R.L. 20enne di Caneva, B.M 20enne di Sarmede, T.G. 20enne di Revine Lago, K.O. 18enne di Susegana, P.E. una 22enne di San Vendemiano e D.S.S. 19enne di Conegliano.

La posizione dei giovani, tutti privi di stabile occupazione, alcuni di loro appartenenti a famiglie benestanti, è tuttora al vaglio dell’A.G. di Treviso, con probabile richiesta di rinvio a giudizio poiché ritenuti responsabili di cessione illecita di marijuana continuata in favore di giovani residenti in località della provincia di Treviso (Sarmede, Cappella Maggiore, Montebelluna, Revine lago) e Pordenone (Caneva e Sacile).

Marco Parlascino, difeso dall’avvocato Michielan del foro di Treviso, tuttora in carcere è in attesa dell’accoglimento di misura meno afflittiva con richiesta di patteggiamento formulata dal suo legale.

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